«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» – XXIV del tempo ordinario – anno C

La sorpresa dell’eccesso

La sorpresa e lo stupore costituiscono due chiavi di lettura centrali dei testi biblici proposti nella liturgia di questa domenica. È motivo di sorpresa per Mosè stare alla presenza di Dio con una mentalità diversa dalla logica mondana: questa predilige forme di giustizialismo e di merito, mentre il Signore abbraccia lo stile dell’eccesso, che sconfigge il potere del male, del tradimento e del peccato di Israele con l’offerta del perdono e della misericordia. In questo modo il Signore è giusto e fa giustizia: riplasmando il popolo e nel popolo la promessa di amore fedele, ricreandolo secondo l’immagine e somiglianza divine impresse fin dalle origini.

La sorpresa della magnanimità

Anche l’apostolo Paolo, rileggendo la sua vicenda personale, lascia spazio allo stupore generato dalla sorpresa di Dio: mentre all’inizio si era opposto in modo accanito al Vangelo e a quanti lo vivevano, ha poi scoperto che la sua infedeltà e la sua durezza nei confronti delle vie divine non sono state un ostacolo per il Signore che lo ha scelto come evangelizzatore. Anzi, nella sua magnanimità misericordiosa, Gesù Cristo ha ri-orientato l’ardore e la passione che, un tempo, Paolo investiva nelle tradizioni dei padri, ponendole al servizio del Vangelo e della chiesa nascente, di cui l’apostolo è stato un intrepido diffusore.

La sorpresa di chi ritrova

Amante della sorpresa è anche il padre misericordioso della parabola evangelica. Sorprende la sua disponibilità quasi inspiegabile dinanzi alla richiesta del figlio minore, che vuole tagliare ogni legame con lui. Il padre lo lascia fare, rinunciando a garantirsi la tranquillità e la serenità che gli sarebbero derivate dal tenere a casa quel figlio per controllarlo e non crearsi preoccupazioni. Sorprende vedere questo padre che attende il ritorno del figlio, nella certezza che quella relazione non sarebbe rimasta spezzata per sempre. È sorprendente contemplare i gesti del padre che, in quanto tale, genera nuovamente quel figlio che ha fatto i conti con l’ebbrezza e le incognite della libertà. Sorprende l’attesa paziente di questo padre che sa mettere in conto i tempi di maturazione di ciascuno dei suoi figli. Una sorpresa altrettanto stupefacente è osservare il padre misericordioso nuovamente in uscita per incontrare il figlio maggiore. Esce per liberarlo dalla logica del merito e generarlo alla mentalità della gioia: quella che scaturisce dal fare proprio lo stile del padre. Si tratta, cioè, di gioire perché si ritrova quanto perduto piuttosto che affannarsi a non perdere nulla e perché, ancora una volta, si può far rinascere alla vita e alla relazione d’amore per cui è stato pensato, voluto e creato ciascuno dei suoi figli.

La sorpresa della vocazione

La sorpresa e lo stupore accompagnano ogni cammino vocazionale. Quello dei presbiteri stessi, innanzitutto, che con la loro testimonianza gioiosa e appassionata di vita e di ministero, possono essere un esempio attraente per chi sta cercando di fare discernimento sul proprio progetto di vita. Quello delle comunità cristiane, educate dal Signore a riconoscere le sue sorprese e indicarle soprattutto ai più giovani che, nella sua misericordiosa magnanimità, il Padre continua a chiamare perché lo seguano in una vita di totale dedizione al Vangelo e alla Chiesa. Abbiamo bisogno di chiedere al Signore che continui a scegliere numerosi giovani che, attratti dallo stupore per le sue sorprese, aiutino le donne e gli uomini del nostro tempo ad affidarsi al Dio sorprendente che Gesù ha annunciato.

A cura di don Andrea Albertin