«Il Signore vede il cuore» – Quarta domenica di Quaresima, anno A

«Il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7)

Anche Dio vede come noi (o forse è più corretto dire che noi vediamo come lui?!?), ma il suo sguardo è più ampio e più profondo del nostro. Anche il Figlio di Dio vede, ma il suo sguardo si accorge di cose che noi non vediamo. Ed ecco che ci accorgiamo di alcune novità, alcuni particolari che non passano inosservati al Signore, ma molto probabilmente a noi. Un ragazzo diventa il re di un popolo e un cieco ricomincia a vedere. Chi avrebbe scelto Davide come re? Era il più piccolo di un gruppo di fratelli e abitava in una piccolissima borgata d’Israele, a Betlemme: chi mai sarebbe andato a cercarlo? Chi si sarebbe accorto di lui? Ma il Signore lo vede e lo sceglie. Nessuno più vedeva il cieco che mendicava lungo la via. Non vedeva lui, ma neppure era visto dagli altri: anche i suoi genitori si erano abituati alla sua cecità, a lasciarlo nel suo isolamento e forse a giudicarlo come un peccatore e a sentirne la colpa. Ma Gesù quel giorno passa e lo guarda, si ferma, lo tocca e lo guarisce. Il Padre ha occhi vedono il cuore: il Figlio vede in profondità, con amore, e si accorge della verità delle persone, dei talenti nascosti e dei bisogni più profondi.

Dio ha occhi e vede amorevolmente anche ciascuno di noi, vede quello che siamo davvero, oltre le apparenze, oltre le paure, oltre la corazza: vede i nostri doni, quei talenti che possiamo mettere a disposizione degli altri e vede anche i nostri disagi, i nostri bisogni. E nel vederli ci sceglie, sceglie proprio ognuno di noi, per farci sperimentare il suo amore, per venire dentro di noi e illuminare il nostro buio, per offrirci la gioia della fede. Ecco il dono di questa Quaresima: una luce più grande, dono di Dio per il quale non siamo dei numeri, non siamo soltanto degli esseri viventi, ma delle persone scelte, dei figli amati. Lasciamoci avvicinare dal Signore, lasciamoci guardare da lui, diamogli il tempo di farlo: fermiamoci in preghiera, sostiamo con lui, con la sua Parola,… Lasciamo che lui ci tocchi con le sue mani, con la sua tenerezza, con il suo Perdono. Apriamoci alla fede, una fede piena, ricca di abbandono, di affetto… Questo tempo può essere la nostra occasione. Chi si scopre visto da Dio, chi si lascia vedere da lui scopre l’amore vero, l’amore grande di Dio e i suoi occhi si aprono a un di più… guariscono. Certo: anche chi non ha fede vede, vede dentro alle cose, vede le vere necessità degli altri, ma chi porta nel cuore l’amore di Dio, chi si lascia illuminare da lui ha una luce più chiara che lo accompagna. Vede… la dignità di figli di Dio che abita in ogni persona e non solo le apparenze… vede le risorse più nascoste e i bisogni più veri come doni e necessità di un fratello, una dignità che lo fa muovere e lasciarsi coinvolgere dalla vita delle persone.

In questi giorni di emergenza i nostri occhi sono più che coinvolti: social, tv, pc, qualche lettura… Anche lo stare in casa ci fa vedere tante cose che sembrano nuove: la realtà ci costringe a stare più vicini ad alcuni, anche senza volerlo, e ci offre l’opportunità di vedere l’altro con uno sguardo più vero e profondo. Ci accorgiamo dei loro limiti e delle nostre reazioni, qualche piccolo difetto diventa una montagna: vediamo, se sappiamo sostare, anche dei tratti inediti di cura, di passione, di amore e ci accorgiamo che anche noi siamo capaci di altro rispetto a quello che pensavamo. I nostri occhi ne possono vedere anche altre di cose e da esse possiamo lasciarci coinvolgere: la solitudine di un anziano; il lavoro fedele e infaticabile di tanti medici, infermieri, genitori, preti, operai, religiosi, missionari, volontari; il cammino affaticato di chi scappa dalla fame e dalla guerra… la fedeltà delle persone più vicine. Toccati dal Signore possiamo vedere nell’altro un fratello e come Dio guardarlo con amore gratuito. Abitati da Dio noi possiamo diventare trasparenza di lui, la sua luce dentro le nostre case e nelle diverse relazioni, anche virtuali, la sua luce in questo mondo talvolta al buio e chiuso dentro una cappa di oscurità.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea