«Fèrmati alla presenza del Signore» (1Re 19,11).
“Ci sono o ci sono stati momenti in cui avete sentito poco presente il Signore nella vostra vita, occasioni in cui anche la preghiera è diventata difficile perché non sentivate la presenza del Signore?”. È stata anche questa una delle domande rivolte dai giovani del camposcuola vocazionale diocesano nei giorni scorsi ad alcune monache clarisse di Sant’Agata Feltria (RN) durante un incontro. Con sorpresa, ma anche no, le monache hanno risposto che anche loro a volte faticano a riconoscere la presenza del Signore, nonché la fatica di credere e di pregare.
I giovani sperimentano l’assenza di Dio o, meglio, la fatica di riconoscerlo, ma non sono i soli. Avvertire la presenza del Signore non è mai scontato per nessuno: riconoscerlo presente nel quotidiano è un dono.
La Parola di questa domenica illumina questa nostra esperienza. Anzitutto l’esperienza di Elia: il Signore gli si fa vicino, gli si fa presente nel sussurro di una brezza leggera all’ingresso di una caverna dove ha cercato riposo. Ne ha bisogno: è molto provato, addirittura tentato di lasciarsi morire. Ma il Signore lo raggiunge e rimette in cammino il suo cuore. Così Pietro: insieme agli altri, nel buio della notte, attraversa il lago ma la barca viene sorpresa dal vento contrario e Cristo lo raggiunge camminando sulle acque. Non solo: Pietro comincia a camminare come Gesù sulle acque, ma dopo un inizio slanciato, comincia ad affondare e Cristo afferra la sua mano e non lo lascia annegare.
Dio è il Dio dei vivi, abita con interesse questo mondo ed è costantemente presente accanto a noi. È una presenza particolare: a volte nascosta nel silenzio, altre ben visibile, ma fraintendibile con un fantasma, direbbe Pietro; altre ancora è una mano forte e sicura tesa verso di noi, pronto ad afferrare la nostra vita. A noi è chiesto di aprire gli occhi del cuore e fissarli su di lui per riconoscerlo, per dargli fiducia, per stare alla sua presenza. Non solo: è chiesto di ascoltare, di cercarlo nella Parola pronunciata senza effetti speciali, addirittura fraintendibile con alte parole. Non solo: a noi è chiesto di non disperare mai, nemmeno nel tempo della prova e di tendere in quei momenti la nostra mano, certi che la sua e già tesa verso di noi.
Dio non si impone su di noi, non ci schiaccia con la sua presenza e le sue parole: preferisce la via semplice per essere presente nella nostra vita. A volte, anche, ci educa alla fede, chiedendoci di stare nel silenzio, nel buio, nella tempesta. Mai, però, egli ci abbandona: è il Figlio di Dio e la sua salvezza è vicina.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea