“O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio!” (Rom 11,33).
Se dovessi esprimere con una parola quanto il Signore ci dice in questa domenica nella Liturgia della Parola, essa sarebbe “stupore”. Anzitutto mi stupisce la bellezza del testo della seconda lettura, tratta dalla lettera di Paolo ai cristiani di Roma: Paolo quasi interrompe una sua impegnativa riflessione e ci porta dentro alla sua preghiera, alla sua relazione con Dio, dinanzi al quale è profondamente meravigliato. Non solo: consegnandoci queste parole, Paolo inoltra anche noi in questa meraviglia, ci conduce vicino al Mistero di Dio e noi ci sentiamo stupire, afferrare, coinvolgere da questa straordinaria realtà di amore. Paolo si sente parte del grande Mistero di Dio e spalanca dinanzi a noi una finestra che ci inoltra dentro questa grande realtà che lo affascina, lo coinvolge, lo prende sin nel profondo.
Paolo sa stupirci, ma soprattutto sa stupirsi, meravigliarsi, lasciandosi prendere dalla bellezza di Dio. Conosce benissimo la Scrittura e, da buon fariseo, conosce anche ogni dettaglio della Legge, ma ciò non lo rende freddo o distaccato dinanzi al Mistero di Dio: egli non sa soltanto delle cose su Dio, ma vive una relazione con lui, ne avverte il fascino, la bellezza, il desiderio e il suo cuore ne è afferrato! Le prove attraversate finora per Gesù, non hanno reso duro il suo cuore e non hanno ghiacciato i suoi sentimenti: addirittura sembrano averlo appassionato ulteriormente a Dio, di cui ne avverte la bellezza, ma anche l’amore. Paolo sa stare a bocca aperta, in silenzio, dinanzi alla profondità di Dio: lo conosce e, proprio per questo, ne è un cercatore mai arrivato del tutto a destinazione.
Guardando Paolo, oggi veniamo incoraggiati a coltivare quei pensieri e sentimenti che nascono in noi dinanzi a un tramonto, alla vetta di una montagna, a un temporale, a un fiore che sboccia, a una vita che nasce, a un gesto d’amore inaspettato. Egli ci incoraggia a lasciare nascere e traboccare dal cuore lo stupore per la vita e per l’autore della vita, certi che Dio è bellezza, profondità, ricchezza, sapienza da cercare, conoscere, amare. La profondità di cui ci parla Paolo ci incoraggia a non mettere a tacere quanto ci abita nel profondo, le nostre domande, la nostra ricerca spirituale e vocazionale, il nostro desiderio di infinito, di amore vero, di assoluto, di Dio, a credere che la realtà è molto di più di quanto sentiamo, vediamo o comprendiamo.
Lo stupore non è una cosa infantile, ma una porta che permette di accedere al Mistero di Dio, di giungere alla sua presenza, alla conoscenza di Colui “per mezzo del quale è per il quale sono tutte le cose”: lasciamolo emergere dal nostro cuore.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea