“La gloria del Signore si rivelerà” (Is 40,5).
In questa seconda domenica di Avvento il profeta Isaia grida che “la gloria del Signore si rivelerà”. È un annuncio che consola il cuore e lo rallegra in profondità, un annuncio lieto che, se glielo permettiamo, ha il potere di raggiungere le nostre più intime profondità e sradicare ogni amarezza e sfiducia, anche quelle che hanno lunghe e antiche radici.
“Tutti gli uomini insieme vedranno” la gloria del Signore, dice ancora il profeta. Non è per pochi la venuta del Signore: non è solo per alcuni, per gli altri e non per me o per me e non per gli altri, ma per tutti, anche quelli che non ho messo in conto, anche quelli che non sono come vorrei. È per gli adulti con tante responsabilità, ma spesso indaffarati e preoccupati ed è per gli anziani, ricchi di esperienza e sapienza, ma talvolta disorientati, ammalati e soli. È per i bambini che guardano al domani pieni di sogni, è per i ragazzi che mangiano con gli occhi la vita alla ricerca di essere riconosciuti ed è per i giovani, che spesso hanno il cuore stretto da domande, incertezze e preoccupazioni che tengono nascoste per non sembrare sciocchi. È per noi, insieme.
È un annuncio che è solo agli inizi, una notizia che lascia intravedere qualcosa di molto più grande di quella sperimentata in un primo momento. Mi spiego. Il Vangelo di oggi inizia così: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Sono le parole che danno inizio al libro scritto dall’evangelista Marco, ma anche parole che ci fanno comprendere che la gioia per la “buona notizia” che la gloria del Signore si rivelerà è chiamata a crescere, ad essere più grande ancora: chissà cosa porterà il Signore entrando nelle nostre città, passando tra di noi, arrivando nella nostra vita; chissà che cosa farà nascere e crescere la sua presenza dentro di noi e tra noi.
Il Signore verrà, la sua gloria si rivelerà, ma c’è del lavoro da fare. “Nel deserto preparate la via del Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata” (Is 40,3-4). C’è una “via santa” da preparare, affinché la gloria di Dio possa avanzare e non è fuori di noi, ma dentro di noi. È necessario fare spazio dentro la nostra vita affinché il Signore trovi posto e possa entrarvi: è necessario affrontare le domande, i dubbi, le paure, le ferite, i peccati, e lavorarci su, così da preparare la strada per il suo passaggio. È un lavoro intenso e duro, ma che sarà svolto anche da altri. Anche “il messaggero” che il Signore manda dinanzi a sé preparerà la via. Perché fare tutto da soli, allora? Perché non fare insieme il duro lavoro dello stradino? Perché non accogliere accanto a sé la presenza di altri, di chi è in cammino come noi nella fede e mettere mano insieme al nostro cuore, con il confronto, la riflessione, la preghiera, il discernimento e qualche scelta coraggiosa? Vale la pena sudare per aprire una strada nel cuore se è per fare posto alla gloria del Signore, se è per permettergli di venire tra noi. Vale la pena che il bambino, il ragazzo, l’adulto, l’anziano ci mettano impegno, ma anche i giovani, quei giovani che per vedere la gloria nel proprio futuro hanno bisogno di mettere mano a un serio progetto di vita.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea