Orientarsi nella vita è la grande questione che ogni giovane è chiamato ad affrontare e che non può risolvere affidandosi al caso, senza una propria intenzionalità: l’orientamento vocazionale è la grande sfida che deve affrontare per inoltrarsi nel futuro e realizzare pienamente sé stesso.
Anche l’orientamento formativo ha a che fare profondamente con la dimensione vocazionale della vita. La vocazione, intesa come risposta generosa al Signore che chiama a vivere e a fondare la propria esistenza in Gesù, si riferisce in senso stretto al matrimonio, al presbiterato, alla consacrazione, alla missione, alla laicità, ma si intreccia con tutte le scelte formative che la persona compie, soprattutto quelle che le danno una direzione incisiva, quale un indirizzo scolastico, universitario o lavorativo. Queste scelte non sono altro rispetto al futuro, ma una parte di esso: quello che una persona sarà domani si radica nel suo presente, fatto di scelte grandi e piccole e la scelta scolastica o universitaria, se vissuta in maniera autentica, segna profondamente la struttura della persona, il suo pensiero e i suoi affetti. Questa visione poteva sembrare più immediata fino a qualche anno fa, tanto che un giovane, quasi spontaneamente, prima cercava di capire chi voleva essere nella vita e poi sceglieva gli studi che gli erano necessari per arrivare alla meta prefissata o il lavoro o il percorso formativo più adatto. “Chi è giovane oggi”, invece “vive la propria condizione in un mondo diverso dalla generazione dei propri genitori e dei propri educatori. (…) Le persone sono forzate a riadattare i propri percorsi di vita e a riappropriarsi continuamente delle proprie scelte. Inoltre, insieme alla cultura occidentale si diffonde una concezione di libertà intesa come possibilità di accedere a opportunità sempre nuove. Si rifiuta che costruire un percorso personale di vita significhi rinunciare a percorrere in futuro strade differenti: «Oggi scelgo questo, domani si vedrà». Nelle relazioni affettive come nel mondo del lavoro l’orizzonte si compone di opzioni sempre reversibili più che di scelte definitive” (cf. Documento preparatorio del Sinodo sui giovani del 2018).
Il contesto di fluidità e precarietà in cui ci troviamo non ci esonera, tuttavia, dall’accompagnare i giovani nel costruire la propria identità e dal sostenerli nella transizione alla vita adulta. Questo processo, che passa anche attraverso la scelta di un indirizzo formativo, chiede di incoraggiarli ad affrontare un percorso di riflessione, quale il discernimento spirituale. Esso non è una tecnica per decidere se fare o no una cosa o un’attenta lettura interiore per riconoscere le proprie risorse e i propri limiti al fine di farne una somma che permetta di vedere ciò in cui si riesce meglio e garantirsi così un percorso lineare: è una vera e propria esperienza di ascolto del Signore, di ciò che lui propone a ciascuno avendo a cuore non solo il bene della singola persona, ma anche quello degli altri e, soprattutto, la comunione con lui. Il discernimento chiede di mettersi in ascolto di Dio che parla tra le voci degli altri e della coscienza, che si fa spazio tra voci contrastanti e contradditorie, proponendo non solo il bene piuttosto che il male, ma soprattutto il bene più grande, diverso dalle pretese indebite proprie e altrui e talvolta anche dalle sole aspettative.
Vivere il discernimento non va da sé per nessuno, tanto meno per un giovane: è impegnativo confrontarsi sia con un’altra persona che con Dio. Spesso, poi, vi è la pretesa di fare da sé o una sottile svalutazione delle scelte quotidiane che ci frena dal valutarle con approfondimento e alla presenza del Signore. Eppure, non c’è niente di più naturale che confrontarsi con il Signore prima di una scelta e di una scelta importante e l’orientamento della vita è la questione seria della vita di un giovane. È necessario perciò che incoraggiamo e sosteniamo i giovani che devono compiere una scelta formativa quale un indirizzo scolastico e universitario, a concretizzare la propria scelta non solo informandosi dettagliatamente delle varie opzioni e valutando le proprie doti, ma anzitutto scegliendo la via della riflessione interiore, della preghiera e del confronto con un adulto nella fede, strumenti che lo possono aiutare a vivere anche queste decisioni come risposta a Dio che costantemente gli parla, desidera stare in dialogo con lui e far diventare tesoro prezioso per la vita ogni scelta quotidiana.
Uno degli spunti che potrebbero aiutare i giovani a comprendere e accogliere la parola del Signore nel proprio oggi viene dalla storia della Salvezza: più volte nella Scrittura si vede come i profeti sorgono quando viene meno la loro profezia tra il popolo e lo stesso Gesù inizia la vita pubblica quando Giovanni Battista esce di scena perché messo in carcere. Anche questo è il modo con cui il Signore chiama e suscita le diverse vocazioni e i diversi percorsi formativi. Per aiutare un giovane a fare discernimento vocazionale è importante fargli prendere coscienza dei vuoti di profezia che vi sono attorno a lui e aiutarlo ad ascoltare qual è il vuoto che lo interpella e coinvolge. Caro giovane, quale bisogno avverti attorno a te? C’è bisogno di ingeneri, di artisti, di educatori, di medici, di operai…? C’è bisogno di famiglie credenti, di preti ad immagine di Gesù, di missionari che partano per annunciare con urgenza il vangelo…? Che cosa ti affascina e ti chiama? La vocazione, infatti, è anche una profezia, la risposta a un vuoto presente oggi nel mondo.
don Silvano Trincanato, direttore dell’ufficio per la pastorale delle vocazioni
(pubblicato su La difesa del popolo di domenica 21 gennaio 2018)