“Un granello di senape quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto” (Mc 4,32).
Proprio l’altro giorno un adulto con cui stavo parlando a un certo punto mi ha chiesto: «Ma arriverà un giorno, padre, la giustizia? Le sembra giusto che vadano avanti sempre quelli più forti e che fanno il male?». Come dire: «Che valore hanno i piccoli gesti di bene che ogni giorno vengono fatti nel mondo e tra di noi?».
Sul momento non sono riuscito a rispondere alla domanda di Remo. Come in altri momenti, ho avvertito che il valore del bene e del male mi interroga e mi mette in discussione. Capita di sentire inutili i nostri gesti, di fronte alle grandi esigenze della vita, della Chiesa, del mondo. E così giudichiamo e svalutiamo le nostre attenzioni verso gli altri, ma anche la generosità delle altre persone. Vorremmo di più, vorremmo gesti più incisivi e potenti, capaci di segnare la vita delle persone e della comunità. Vorremmo vedere i frutti del sudore, dell’impegno, dell’amore.
Oggi il Signore ci riporta alla verità delle cose. Il bene piccolo non è inutile. Dio, che è grande e sommo bene, sceglie proprio il bene piccolo per farsi strada nel mondo, nella Chiesa e dentro di noi. Lui agisce nel mondo e lo fa proprio piantando dei germogli, gettando dei semi, pazientando in attesa della loro crescita. Getta semi piccoli e non evidenti, come il seme di senape. Il Signore agisce mettendo in movimento il bene, più che portandolo a compimento. Non cambia le situazioni a colpi di spugna, ma avviando processi di cambiamento, direbbe papa Francesco, seminando azioni, segni, gesti, che un po’ alla volta fanno maturare la coscienza delle persone, della Chiesa e del mondo.
È una Parola forte quella che il Signore rivolge a Remo e a ciascuno di noi.
Ci chiama a conversione, anzitutto, a riconoscere la nostra pretesa di cambiare il mondo e di cambiarlo con forza. Ci invita a riconoscere che il bene c’è e ha sempre valore, anche il più insignificante e che proprio nel bene anche piccolo vi è l’azione del Signore.
Fermiamoci a riconoscere questo bene: non il bene dalle grandi proporzioni, ma quel bene che c’è tra noi, magari grande come un germoglio, come un seme. Riconosciamone il valore. Ringraziamo il Signore e gli altri di questo dono, senza darlo per scontato.
Fermiamoci a cercare e contemplare il bene e a metterlo insieme così da comprendere il disegno di cui siamo parte, come ad unire dei puntini di un grande gioco fino ad intravedere un’immagine, magari quella del progetto di vita in cui il Signore vuole coinvolgerci.
Lasciamoci poi incoraggiare da lui a piantare ancora germogli e semi di bene, per non scoraggiarci e continuare a seminare e piantare con intelligenza, intraprendendo con fiducia la sua strada, ossia quella di essersi fatto piccolo dentro questo mondo, così piccolo da essere schiacciato come un seme sull’altare della croce.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea