“Abbiamo visto spuntare la sua stella” (Mt 2,2)
Se non fosse per il freddo rigido, durante le serate dei giorni scorsi sarebbe stato da fermarsi all’aperto a lungo con il naso all’insù, per ammirare il meraviglioso spettacolo offerto dalle stelle, grazie anche al fenomeno delle stelle cadenti. Ci si ferma volentieri, in genere, a… considerare quando il cielo della notte è sereno. In effetti, il significato letterale del verbo considerare è “stare con le stelle”, dal latino “cum-sidera”, che significa “con le stelle”, “guardare le stelle”, appunto.
Quante volte, consideriamo… Quante volte ci troviamo a guardare le stelle, più o meno meravigliati e stupiti. Quante volte ci troviamo a fare considerazioni, a prendere in considerazione qualcosa o qualcuno.
Consideriamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri dubbi, le nostre preoccupazioni, le paure, gli scoraggiamenti, le delusioni…
Consideriamo i nostri impegni, le nostre responsabilità, la scuola, il lavoro,… e i nostri progetti per il futuro.
Consideriamo la nostra vita di fede e la vita della comunità cristiana…
Consideriamo la vita politica e sociale, le iniziative del governo in campo economico o sociale, i grandi problemi del mondo…
Non tutto, però, ciò che noi consideriamo ci mette in cammino come i Magi: non tutte le stelle che noi guardiamo e scrutiamo smuovono i nostri passi e ci vedono aperti al mistero, aperti a una vera ricerca di ciò che sta più in là di noi, di Colui che è Altro da noi, che sta oltre a noi.
Talvolta il nostro considerare non ci mette in movimento, ma ci blocca, ci irrigidisce, ci frena. Se qualcuno ci chiedesse, come alla tanta gente di Gerusalemme, dov’è il re dei Giudei che è nato, noi probabilmente non sapremmo dire molto, visto che spesso siamo in sosta, fermi, piuttosto che in cammino per vedere dove porta la stella.
Siamo come il re, chiusi nelle nostre torri, al sicuro, prigionieri di tante certezze, attenti solo che nessuno ce le porti via. Sono queste il nostro il nostro potere e se qualcuno prova a toglierci il trono magari emergono la rigidità, la chiusura, la rabbia o uno scatto d’ira.
Siamo come i sacerdoti, così sapienti da credere di sapere tutto su Dio e sulla sua Parola, così sicuri da averlo inscatolato e chiuso in qualche piccola intuizione o nella Bibbia, magari letta anche tante volte, ma non ascoltata fino in fondo.
E allora le nostre preoccupazioni diventano il tutto, le nostre paure ci imbrigliano e ci fanno perdere di vista la volontà del Signore e la voglia di costruire insieme a lui la nostra vita, le nostre responsabilità rendono anonimo il volto di chi ci sta a fianco, sì da non cercare più l’incontro autentico.
Il vero considerare, però, non blocca, non irrigidisce, non frena, ma apre al cammino, fa alzare lo sguardo verso il cielo, verso orizzonti più ampi del nostro solo sentire e pensare e mette in ricerca: il vero considerare dà di intuire che non si basta a se stessi, che c’è un di più da cercare sempre e da costruire, che c’è una sete di infinito dentro di noi che mai può essere saziata, se non nell’incontro con Colui che è l’Infinito e che ora abita in una povera casa a Betlemme. E nasce il cammino.
Anche durante la Celebrazione Eucaristica domenicale siamo invitati più volte a considerare. C’è un momento particolare, fra tutti, dopo la grande preghiera, in cui viene mostrato il corpo del Signore Gesù, il pane consacrato ed è chiesto di sollevare lo sguardo per contemplarlo e considerare l’unica stella della nostra vita.
Quel sollevare lo sguardo sia segno di un considerare nuovo, di un guardare i fatti e le esperienze della vita lasciando che tutto sia Parola di Dio che ci viene donata e cerchiamo di accogliere: con stupore il nostro sguardo si sollevi per lasciarsi attrarre dal di più, da ciò che sta oltre noi stessi, che va oltre al nostro sguardo, e tutto, anche ciò che ci sembra poco spirituale, diventi motivo per metterci in cammino verso Gesù, unico Signore del mondo.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea