«Eccomi, manda me!» (Is 6,8).
Se pensiamo a quanto siamo noi rispetto alla terra e, ancor più, all’universo, appare immediata la nostra piccolezza. Altrettanto la avvertiamo se ci paragoniamo a Dio: lui è infinito e noi piccoli, neanche due metri; lui è da sempre e noi siamo creature dalla vita breve; lui è il tre-volte-santo e noi siamo peccatori.
Prendendo coscienza di questa nostra piccolezza, potremmo correre il rischio di sminuire la nostra persona, il valore del nostro essere uomini e donne in questo mondo; potremmo cadere nell’atteggiamento di sottovalutare noi stessi, di perdere fiducia in noi. Ma la parola di Dio e la storia della salvezza ci annunciano che questa nostra piccolezza ha valore, è stimata da Dio, è amata da lui, è scelta. Dio ha affidato a noi, fragili creature, il creato e la storia: a noi ha chiesto di prenderci cura delle sue creature. Egli ci ha resi suoi figli, grazie al dono del suo Figlio. È importante e necessario avere il senso delle misure e riconoscere che non siamo dei “padreterni”, ma altrettanto indispensabile è riconoscere che la nostra fragile umanità è amata da Dio: noi siamo preziosi agli occhi suoi, anche con i nostri limiti.
E questa verità che appare in tutta la sua bellezza nella vicenda del profeta Isaia e dei primi discepoli, soprattutto di Pietro. I protagonisti delle letture di oggi sono uomini come noi, persone che davanti alla grandezza di Dio riconoscono tutta la propria piccolezza. Nella Parola ascoltata, però, appare anche una verità più grande: Dio ama Isaia, e lo sceglie e non soltanto nonostante sia un peccatore, ma proprio per quello che è; Gesù sceglie Pietro e lo fa pescatore di uomini e non perché è bravo e santo come lui, ma semplicemente per amore.
Il Signore ama e sceglie Isaia e Pietro, ama e sceglie ciascuno di noi: a noi, come a loro, affida una missione. Ha fiducia in noi, il Signore, e per questo ci affida delle responsabilità: ci chiede di portare la sua parola e di andare a portarla non in posti vicini o facilmente accessibili, ma al largo, lì dove il mare è più profondo. Non è ingenuo, il Signore: conosce la nostra debolezza, la nostra poca fede, ma sa che se ci fidiamo di lui e della sua parola possiamo portare a termine quanto ci chiede. Ed ecco allora il segreto di una vita realizzata e spesa bene. Tutti noi abbiamo una missione e la possiamo svolgere se ci fidiamo della parola del Signore, se ci fidiamo di lui, se crediamo che lui è con noi, ci accompagna, ci sorregge, ci indica la strada. Abitare al meglio in questo mondo, assumerci delle responsabilità, non è semplicemente il frutto delle nostre capacità, della nostra bravura: noi siamo quanto più ci affidiamo al Signore, alla sua parola, quanto più rispondiamo alla sua chiamata.
Evitiamo di cadere in facili esaltazioni di noi stessi: siamo persone umane, in carne ed ossa. Ma evitiamo anche di cadere nella poca stima della nostra persona, nella spirale della tristezza per quello che siamo. Noi abbiamo valore agli occhi di Dio e ad ognuno di noi lui affida un compito in questo mondo: diamo autorevolezza alla sua parola. Questo mondo ha bisogno anche di noi, ha bisogno che anche noi facciamo la nostra parte.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea