«Beati voi» (Lc 6,20)
Attorno a noi e dentro di noi ci sono tante parole. Sono le parole che pronunciamo o pensiamo, quelle che altri ci dicono e quelle che altri dicono parlandosi tra loro, parole pronunciate vicino a noi oppure dai giornali, dai social, dalla TV. Tra tutte queste parole non sempre riusciamo a distinguere le parole che dobbiamo raccogliere e quelle che possiamo lasciar cadere, quelle che sono per noi e quelle che non lo sono.
Tra queste parole, oggi vi sono quelle che il Signore pronuncia attraverso la liturgia, la comunità radunata e quei brani concreti della Bibbia che vengono proclamati alla Messa.
Gesù, nel Vangelo di questa domenica, si ferma apposta con la folla, guarda i discepoli e parla loro usando un “voi” intrigante che coinvolge direttamente il lettore e ciascuno di noi. Questo coinvolgimento è graffiante, ma anche affascinante. Dio che abita i cieli oggi si ferma con noi e ci parla: egli, che ha a cuore l’umanità intera, rivolge la sua attenzione su di me e su di te e ci chiama a quell’amore che nel quotidiano talvolta fatichiamo a vivere.
Chissà se siamo disponibili ad ascoltarlo, se ci sentiamo all’altezza della sua parola o se sentiamo all’altezza lui della nostra vita. Magari ci sentiamo inadeguati a Dio oppure abbiamo un’idea così grandiosa di noi stessi che pensiamo di non aver bisogno di lui e della sua Parola. Oppure, temiamo ciò che ha da dirci e avvertiamo la tentazione di sminuire questa occasione.
Stando alla vita di tanti protagonisti della Bibbia e della Chiesa, scopriamo che vale la pena fare posto al Signore e alla sua Parola. La sua Parola è come acqua che scorre lungo un fiume e da vigore alle radici delle piante che vi sono sulla riva. Vale la pena considerarla e prestarle attenzione nel cuore. Nel parlarci il Signore ci crea, ci porta a compimento: nel parlarci egli soffia su di noi il suo alito di vita che ci fa persone belle, scioglie le durezze del cuore e lo rende di carne, ci porta alla verità della nostra persona e rinnova in noi le energie per amare, ci fa diventare alberi robusti.
Val la pena ascoltare oggi la voce del Signore e farle posto ogni giorno, riprendendo lungo la settimana i testi della Liturgia della Parola domenicale oppure i testi della Messa del giorno o altri. Alla luce della Parola possiamo comprendere noi stessi, il nostro quotidiano, la via da percorrere per essere beati e occasione di beatitudine per gli altri. Vale la pena fermarci e cercare di distinguere tra le tante parole, quella del Signore e permetterle di portare frutto nella nostra vita.
“Beati voi! Guai a voi!”. Due espressioni di Gesù che non sono né una benedizione né una maledizione, ma una presa d’atto, una “fotografia”. Egli ci rivela che quando vivono la povertà, la fame, la sete, i tentativi di essere giusti, onesti, buoni, fedeli per amore suo e dei fratelli, possiamo sperimentare la beatitudine di possedere tutto il necessario per la vita, ciò che la realizza fino in fondo. Egli ci annuncia che se manchiamo di tutto, ma viviamo di lui, abbiamo la possibilità di sperimentare una gioia vera, discreta ma fedele che ha la forza di sostenerci. Egli ci rivela che quando viviamo cercando nel mondo le certezze, la sicurezza, la protezione, il successo non siamo pienamente felici, perché mai saziati fino in fondo da quell’unica realtà che può farlo, Dio.
Nel pronunciare queste parole ai discepoli, Gesù probabilmente vede ben distinti quelli che hanno motivo per essere beati e quelli che devono stare attenti a dove cercano la beatitudine, ma probabilmente vede che in tutti loro ci sono entrambe le possibilità e caratteristiche. Quel “voi” è per loro e per noi che abbiamo sia la possibilità di essere tra i beati, sia tra quelli che devono stare in guardia, che abbiamo la possibilità di vivere le situazioni in un modo o in un altro, a partire da una verità o da una presunta verità. Forse già viviamo la beatitudine di sentirci profondamente in comunione con il Signore nella vita di ogni giorno o forse abbiamo legato il cuore ad altri e ad altro, piuttosto che a lui: forse siamo tra quei ricchi, quei sazi, quei gaudenti che sono troppo presi da se stessi per fare posto al Signore e alla gioia che può venire dal vero amore. Ascoltiamo con fiducia la sua Parola e avremo chiarezza nel cuore, ma anche il coraggio per scegliere la via della gioia più vera.
Il Signore ci parla in ogni momento e parlandoci desidera farci entrare nella beatitudine, la felicità piena. Prendiamo in considerazione la chiave di lettura della vita che oggi ci consegna e senza la quale non ci sarà mai aperta la porta della felicità. Vivere per il Signore, morire e risorgere con lui, ossia vivere come Cristo è la strada per la beatitudine autentica che la Parola sempre ci regala.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea