Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». (Es 3,4)
Ogni giorno la televisione, la radio, i giornali, internet… ci raccontano un sacco di notizie, alcune importanti, altre tragiche, altre banali o stupide e, proprio perché sono molte, a volte cresce in noi un atteggiamento di indifferenza. Il modo in cui le ascoltiamo, poi, cambia se ci coinvolgono direttamente o meno, come se fosse importante solo ciò che tocca direttamente la nostra vita.
Dall’incontro con il Signore, però, oggi può nascere un atteggiamento diverso. Di fronte alle notizie di cronaca Gesù non rimane indifferente: non fa nemmeno il curioso e, tantomeno, esprime facili giudizi. Di fronte a quanto gli accade attorno egli si interroga, interroga i fatti e la sua coscienza, cercando di capire cos’hanno da dirgli. Egli interroga i fatti per capirne il senso, per cogliere gli appelli che essi rivolgono alla sua persona, alla sua vita, per capire quale coinvolgimento è chiamato ad assumere nei loro confronti. Ecco il senso delle sue risposte ai discepoli che gli raccontano di Pilato che ha ucciso alcuni galilei dentro al tempio di Gerusalemme ed ecco il senso del suo raccontare di alcuni uomini uccisi dal crollo di una torre. Egli non si ferma ad indagare di chi sono le colpe, tantomeno legge i fatti come una punizione di Dio o una fatalità. Piuttosto coglie queste occasioni drammatiche come una chiamata ad essere svegli, attenti e sempre pronti, perché non sappiamo quando o come la nostra vita potrebbe finire.
I fatti che accadono, per Gesù sono un grido alla conversione una chiamata di Dio da dentro tanti roveti infuocati, a cambiare il cuore e la mente, a fare spazio a lui che sempre ha in mano la nostra vita. La nostra vita è fragile e non è in mano nostra, ma Dio è fedele e ci tiene al sicuro. Se è così, allora, ogni fatto che accade è anche un appello ad essere responsabili degli altri, a rendere più umano questo mondo. Molte volte, di fronte ai fatti grandi della cronaca internazionale, ma anche di fronte a quanto accade ai nostri vicini di casa, non prendiamo posizione: se ci sono dei problemi o dei drammi, fatichiamo a metterci in discussione e a compiere qualche passo perché la situazione possa cambiare. La certezza che Dio ha in mano la nostra vita e ci ama, invece, ci incoraggia ad aprire gli occhi, a lasciarci interpellare dalle situazioni della vita, per sentire che tutto ha qualcosa da dire alla nostra vita e poi fare la nostra parte accanto a chi è in difficoltà. Nei fatti che accadono attorno a noi vi è anche una parola di Dio che ci chiama, che ci indica una missione, la nostra vocazione.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea