“Discepoli minori”. Gli esercizi spirituali vocazionali

“Il tempo può darti tantissimi doni, ma bisogna essere pronti a coglierli”.

Una frase ad effetto che porta in sé una semplice e profonda verità: quante sono le occasioni belle e preziose di incontro, crescita, relazione, preghiera, ricerca che ci capitano nella vita? Tante, penso, soprattutto per chi giorno dopo giorno si trova di fronte a scelte, opportunità, domande, a volte illuminanti, altre volte faticose. Le occasioni ci sono, basta saperle vivere con disponibilità. Per me, una di queste è legata agli esercizi spirituali che ho vissuto a Villa Immacolata dal 17 al 19 maggio scorsi: una proposta per giovani che ha portato doni non scontati, alcuni dei quali avrei piacere di condividere…

Tutto ciò che sto per scrivere riguarda la mia personale esperienza, quindi la proposta è di certo molto più ampia e ricca di quanto riuscirò a trasmettere; inoltre, come ogni esperienza di incontro, non si può gustare fino in fondo finché non la si vive.

Ho utilizzato non a caso la parola “incontro”, perché ho sentito proprio la vicinanza di alcuni personaggi, più o meno noti, del vangelo secondo Luca: la donna peccatrice, il centurione, i due discepoli di Emmaus, Zaccheo, Marta, il ricco, il samaritano; possono essere considerati discepoli minori perché stando al racconto evangelico vivono un solo episodio della loro vita insieme a Gesù.

Eppure, il loro modo di stare con Gesù, così personale e diverso per ciascuno, mi ha permesso di stare davanti a Dio così come sono, con le mie aspettative, con le domande che si presentano, con le fatiche che incombono, con la speranza di chi percepisce di non essere solo, mai!

Capita di scoraggiarsi, come i due di Emmaus, succede di essere troppo affaccendati, come Marta… Eppure, Gesù arriva lì, nell’entusiasmo, nella ricerca, nella solitudine, nella soddisfazione, nell’incapacità a scegliere e non cambia nulla di tutto ciò, ma prende per mano, invita a fare un sospiro di sollievo e accompagna i nostri passi nella strada in cui ci troviamo. C’è solo un ingrediente che non può mancare: il silenzio esteriore per dar voce a Dio che muove pensieri, sentimenti e decisioni.

Ecco perché, il totale silenzio in questi tre giorni di esercizi spirituali ha permesso l’incontro con Dio nell’ascolto della sua parola e nella preghiera prolungata. Quando un’esperienza tocca il cuore, si sente il desiderio di tornare a viverla di nuovo… L’importante è accogliere la prima occasione!

Chiara

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