Nell’andare verso la venuta del Signore, il Signore ci annuncia in questa domenica che una vita senza peccato è bella e possibile e che in Maria troviamo già una donna che ha vissuto tutto questo. È così bella e importante questa notizia che la Chiesa lascia la liturgia della seconda domenica di Avvento per dare spazio alla Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, alla festa di colei che sin dagli inizi non ha conosciuto la rottura della comunione con Dio.
Abbiamo un rapporto strano, a volte, con il peccato. La cultura attuale ci incoraggia a credere che sia quasi un’invenzione, che tutto sia buono, che non ci siano cose cattive o scelte sbagliate: l’importante è che ci sentiamo di fare una cosa e ciò legittima tutto. La nostra coscienza, poi, a volte fatica a scegliere, a riconoscere cos’è bene e cosa non lo è, cosa è sano e cosa fa male. E pure quando ci accorgiamo di aver rotto l’amicizia con il Signore e con la comunità per delle scelte che volutamente abbiamo fatto, non sempre riusciamo ad ammetterlo, a scusarci e domandare perdono. C’è un conflitto aperto in noi, come in Adamo e Eva, un braccio di ferro tra noi e Dio che ci fa sentire il Signore in concorrenza con noi, con il nostro bene, con la nostra realizzazione più vera. Fatichiamo a riconoscerci creature e pretendiamo, a volte, di metterci al posto del creatore: fatichiamo a trovare il nostro posto accanto al Signore e allora lo mettiamo nell’ombra, così da non pensare a lui, da non doverci confrontare con la sua Parola e non assumerci delle responsabilità. Eppure, Dio non ha alcuna intenzione di essere un concorrente con noi, di piegarci alla sua volontà, di schiacciarci sotto il peso della sua autorità. Egli desidera piuttosto, sin dagli inizi, porsi semplicemente come alleato della nostra vita ed essere solidale con le nostre attese, con le nostre fatiche, le nostre incertezze, i nostri sogni. Non vieta ad Adamo e Eva i frutti dell’albero per un capriccio, per sottolineare con superbia che lui può e loro no, ma per preservarli nella loro fragilità di creature: se loro possedessero la verità, sarebbero Dio, ma non lo sono. Affida loro ogni cosa, nella consapevolezza che sono creature e non il creatore. Lui è il Signore, il re del giardino, non loro.
Questo conflitto Maria non lo ha vissuto: sin dal primo istante lei è stata preservata da questa inclinazione, dalla tendenza a sentire Dio come un concorrente della sua felicità, della sua realizzazione. Sin dal concepimento Maria è stata accompagnata dalla piena simpatia per Dio, per la vita da creatura che si lascia amare dal suo Creatore. La sua vita, poi, non è scivolata in bracci di ferro con Dio, non ha messo alla prova il Signore con il sospetto che lui le tenesse nascosti dei segreti a cui non poteva accedere per capriccio. Anche nel momento in cui le si è presentato del tutto inaspettato l’angelo Gabriele, Maria ha vissuto in piena fiducia, senza timore di essere raggirata, senza sfiducia nei confronti di Dio, disponibile alla Grazia. Lungo il cammino di Avvento Maria ci dice che è possibile anche a noi una vita così, una relazione così con il Signore. Ci chiama a leggere con sincerità i nostri dubbi su Dio, le nostre resistenze alla sua Parola, il nostro compromesso con il peccato per fare spazio alla fiducia in Dio, al riconoscerci creature amate da lui, che hanno lui come alleato nel bene, il Solidale nel cammino della vita. Come per Maria, anche per noi il Signore ha delle promesse di bene, della Grazia da donarci, un futuro di bene da realizzare.
“Io accolgo la grazia”, sembra dirci Maria in questa domenica. E noi possiamo con lei affermare questa disponibilità verso il Signore che viene nella nostra vita, nel nostro domani, senza fare braccio di ferro con lui, con la sua Parola, con la sua volontà di bene. Ciò non significa che non ci sia spazio per la fatica, per il timore, per l’incomprensione, per la lotta con Dio, ma che tutto questo può essere accompagnato dalla certezza che lui è soltanto bene per noi e che, una volta scoperta la sua vera volontà scopriremo che tutto è Grazia. Possiamo essere seme di questo modo di stare in relazione con Dio anche nelle nostre comunità, dove talvolta il bene è avvertito in contraddizione con la gioia e si coccolano forme di peccato o si lasciano passare con leggerezza le infedeltà al Signore e ai più deboli. Possiamo vivere con libertà dal peccato anche dentro la società, facendo le nostre scelte e annunciando che Dio non è contro l’uomo, ma suo alleato, solidale con lui perché divenga la creatura più bella.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea