“Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” – Quarta domenica di Avvento, Anno A

#IO ACCOLGO… LA FEDE

Siamo così abituati a dire che la fede è un’esperienza difficile, se non impossibile, che a volte non ci accorgiamo di quanto abbia già a che fare con la nostra quotidianità, con la fiducia che già viviamo. Se non ci fossimo fidati, da bambini non avremmo fatto alcun primo passo e non avremmo cominciato a camminare: così pure non avremmo preso cibo, non avremmo imparato a leggere e scrivere, non ci saremmo avventurati nella scuola e nel lavoro, tantomeno avremmo costruito una famiglia o saremmo preti o consacrati. Certo, credere in Dio ha anche una portata diversa, ma passa comunque per la fiducia e, insieme alla seconda lettura, possiamo dire che “l’obbedienza della fede” (Rom 1,5) è nelle nostre corde e possibilità.

Talvolta, credere nel Signore è per noi qualcosa che si ferma alla testa, al riconoscere coi pensieri che esiste Dio. Certo: la fede è anche questo, ma non soltanto. Altre volte, pur riconoscendo che nel mondo c’è anche Dio, scivoliamo nel vivere facendo a meno di lui, portando avanti un rapporto di semplice indifferenza e, casomai, qualche ricorso nel momento in cui siamo più esposti, confidando che lui è buono. Vivere la fede, però, significa entrare in un rapporto di fiducia, coltivare una relazione con Dio, attraverso un giorno dopo giorno che trasforma il cuore e la vita. Credere significa convertirci ogni giorno al volto del Signore, fino a riconoscere che non siamo noi a fare qualcosa per lui, ma è lui a compiere tutto ciò di cui abbiamo bisogno, mettendo da parte il nostro eccessivo protagonismo e accogliendo il protagonismo di Dio nella storia del mondo e della nostra vita. Ci dice appunto il profeta Isaia: “Non vi basta stancare gli uomini, perché ora volgiate stancare anche il mio Dio? Pertanto, il Signore stesso vi darà un segno”. Nel suo intervenire Dio ci coinvolge molto spesso in esperienze che ci sembrano impossibile, fuori portata. La sua Parola, però, ci assicura che possiamo credere e collaborare con lui: non solo Dio è Dio, ma è il “Dio-con-noi”, l’Emmanuele, colui che condivide ogni avventura, ogni percorso, portando con noi le fatiche, rinvigorendo le nostre energie, godendo del bene che facciamo crescere insieme.

Guardiamo Giuseppe, uno di noi. La novità che gli si pone dinanzi ha dell’inverosimile. Maria, la sua promessa sposa, “prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18). Non è certo un’esperienza comune quella che lo ha travolto. Dinanzi a questa situazione, però, un po’ alla volta egli sa fare posto a Dio e si comporta da persona che lo accoglie come un alleato e non come concorrente. Egli si comporta, infatti, da uomo giusto e ciò significa di certo che Giuseppe era un uomo che voleva fare le cose per bene, correttamente, ma ancor più che era in sintonia con la giustizia di Dio, col pensare del Signore. Non che fosse nato così: lo era diventato, vivendo anche questa occasione come palestra per crescere nell’adesione a Dio. La fede, infatti, “si fa credendo”, “si fa facendo”: non è un’adesione data una volta per tutte, non è nemmeno un’adesione possibile soltanto a qualcuno di più bravo. A credere si impara, fidandosi di volta in volta della Parola del Signore che ci raggiunge in tanti modi, ma soprattutto quando siamo meno corazzati, disponibili e non in difensiva, come Giuseppe, sorpreso nel sonno.

“Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24). Credere significa anche “prendere con sé”, ossia accogliere, sposare, fare propri fino in fondo i progetti del Signore e le persone che lui vi coinvolge. Credere ha un risvolto molto umano, ossia chiede di accogliere l’altro e di camminare insieme, nella certezza della presenza di Dio che non smette di accompagnarci. Sia questo lo slancio di questi giorni ormai vicini al Natale. Apriamoci con fiducia a Dio, “prendendo con noi” i suoi sogni, le persone e le situazioni che lui desidera affidarci, certi che anche attraverso i nostri “sì” costruisce il suo Regno.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea