Rallegratevi! (Mt 5,12)
C’è un intreccio molto bello e coinvolgente tra le letture di questa domenica: la stupenda pagina delle beatitudini, presa dal Vangelo secondo Matteo (cf. Mt 5,1-15), è preparata dalle parole del profeta Sofonia e quelle scritte da Paolo ai cristiani di Corinto ci chiedono di ascoltarle come rivolte a noi: “Considerate la vostra chiamata, fratelli. Quello (…) che è nulla, Dio lo ha scelto” (cf. 1 Cor 1,26-31).
Come Israele, così la Chiesa e tutti noi, siamo chiamati ad ascoltare la promessa rivolta attraverso il profeta Sofonia: “Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero. Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele” (cf. Sof 3,12-13). È da qui che siamo chiamati a ripartire se vogliamo riscoprire la gioia della vita e un rapporto autentico con il Signore. Il resto, il poco, i pochi… sono una realtà che fa parte della nostra esistenza e il Signore oggi viene ad aiutarci a riconoscere questa nostra piccolezza, il nostro limite, il nostro essere bisognosi. Egli ci offre l’occasione di riconciliarci con questa parte di noi, sino a scoprirci bisognosi di tanto, di tutto, soprattutto di lui. Il Signore ci chiama a riconciliarci con l’esperienza di “resto”, di “poco e pochi”, per scoprire che la beatitudine vera non ci viene dal numero, dai successi, dalle grandi realtà… ma anche dal poco, dalle piccole cose, e soprattutto dalla certezza che in ogni caso, in ogni momento la nostra vita non dipende da questo, ma dall’amore di Dio. Il limite non è una maledizione, ma una straordinaria occasione per fare posto alla verità, per aprirci a Dio e alla sua misericordia, doni che quando ci sentiamo troppo sicuri di noi stessi fatichiamo a desiderare e ad accogliere.
La scoperta del nostro limite è uno straordinario punto di partenza per ascoltare Gesù che oggi pronuncia le beatitudini. Quante volte le abbiamo ascoltate, pensando che le espressioni “i poveri, quelli che sono nel pianto, i miti,…” siano generiche e si riferiscano ad altri e a una felicità che è una possibilità per altri e non per noi. Riconoscendoci “resto”, poca cosa che il male non ha schiacciato, scopriamo che la beatitudine, la pienezza di felicità, la realizzazione piena… sono esperienze anche per noi. Se io mi riconosco “resto di Israele”, se smetto di volere altro e abito la semplice e modesta realtà che mi appartiene, si apre dinanzi a me la possibilità di un oltre, di un altro: se riconosco la fragilità della mia esperienza e smetto di confidare in me stesso, nella forza, nel potere, si spalanca dinanzi a me la possibilità di Dio, di confidare in lui e di diventare discepolo del Signore.
Consideriamo la nostra chiamata a condividere la beatitudine del Signore, la felicità della piena comunione con lui: diamo valore a questa proposta starordinaria del Signore. Il primo passo per farlo è riconoscerci realtà piccola e povera, ma amata da lui.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea