Voi siete il sale della terra e la luce del mondo. (Mt 5,13-14)
Non c’è dubbio che il Signore conosca i suoi discepoli, le gioie e le fatiche che vivono. Ma ciò non vale solo per ieri, vale anche per l’oggi. Egli conosce la nostra esperienza, la condivide, la accompagna. Non solo: conosce la fatica che il mondo vive in questo tempo e il desiderio grande dell’umanità di una vita buona, realizzata.
Ed ecco allora che Gesù ci ricorda chi siamo e cosa possiamo essere per il mondo, ricorda a noi e a tutta la Chiesa la nostra dignità e la nostra vocazione, ci ricorda che siamo sale e luce e tali possiamo essere per il mondo. E non dice “sarete se…” o “siete se”… ma un “siete”, quasi categorico, che mette in luce la bontà delle persone e la luminosità che emanano le persone che hanno incontrato Dio. Stessa cosa poi vale per l’altra immagine usata da Gesù, quella del sale. E nemmeno parla al singolare, ma usa il plurale: non dice “tu sei luce… sale”, ma usa il plurale e ciò va a dare valore alla comunità, a una fede che non può essere vissuta se non insieme. Solo insieme si è sale e luce per il mondo.
Ma di quale sale e di quale luce ha bisogno il mondo? Quale sapore siamo chiamati a portare dentro alla vita e alla società? Quale luce siamo chiamati a irradiare dentro alle nostre case, nel posto di lavoro, in Parrocchia?
Noi e l’umanità intera abbiamo bisogno di sale e luce di tanti tipi, ma mi pare di cogliere che alcuni doni siano particolarmente necessari. Come cristiani oggi siamo chiamati, credo, ad esprimere il sale della sapienza e la luce della gioia.
- Anzitutto il sale della sapienza, quella sapienza che sentiamo necessaria in questo tempo di incertezza economica, politica, culturale e anche morale. Come credenti siamo chiamati a gustare le cose buone e vere, quelle sane e corrette, quelle che portano al bene, anche se magari chiedono tempi lunghi. Spesso abbiamo fretta di risolvere i nostri problemi, chiediamo tempi certi e precisi alla politica, all’economica, alle persone, ma il bene chiede tempo per maturare. Noi credenti, noi che sappiamo essere Dio il vero bene, che crediamo che è lui a guidare la storia di tutti e di ciascuno, siamo chiamati a giudicare avvenimenti, uomini e cose con lo sguardo del Signore, sapendo scegliere a suo modo, riflettendo sulle conseguenze delle nostre scelte, sul bene che portano. E di quanto sale hanno bisogno le nostre famiglie, gli ambienti del lavoro, l’ambiente politico, le parrocchie…
- Gesù dice che noi siamo anche luce e credo sia la luce della gioia, che anzitutto siamo chiamati a far splendere. La gioia non ha niente a che fare con l’euforia, la risata sguaiata, ma è una felicità profonda, radicata, che rimane come sottofondo costante e si esprime in un modo fiducioso di reagire alla giornata, alla vita, ai problemi, senza lasciarsi andare al pessimismo, alla chiusura. Ebbene, i credenti hanno il dono della gioia vera, che è la certezza dell’amore di Dio e della sua fedeltà, un amore che permette di vivere con fiducia nella Provvidenza. Questa luce siamo chiamati a diffonderla attorno a noi, a tutti coloro che faticano a fidarsi di Dio, della vita, del domani e vivono con inquietudine ogni istante, con il volto tirato e cupo.
Per dare un po’ di sapore a un piatto non serve molto sale… come anche per permetterci di orientarci in un ambiente buio è sufficiente la piccola fiamma di una candela. Diamo fiducia, allora, a quello che siamo, anche se ci sembra poco e permettiamo alla nostra vita di portare sapore e luce nel mondo: lì dove siamo, portiamo sapienza e gioia e il Regno di Dio crescerà.