“Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli”. (Mt 5,19)
Dio ama il presente, la nostra storia concreta, ma ama anche il futuro: egli è il futuro che verrà per tutti e per ciascuno; benedice il nostro domani, ossia la nostra vita, sostenendola, incoraggiandola, promuovendola.
Possiamo leggere anche così i comandamenti che lui ci ha consegnato attraverso Mosé e che Gesù non abolisce, ma porta a compimento: li abbiamo imparati a memoria al tempo presente, ma ci sono stati consegnati al tempo futuro e così ce li riconsegna. Seguirli, viverli, ascoltarli, significa costruire il nostro futuro, valorizzare e custodire la vita, andare verso l’eternità. I comandamenti non sono dei divieti, dei recinti in cui stare, delle morti quotidiane della nostra libertà, ma una garanzia per il domani, delle frecce che portano nel futuro e che ci realizzano già oggi.
Gesù chiama la sua Chiesa a vivere, a slanciarsi nel futuro amando e la discussione con gli scribi e i farisei fa emergere tutta la sua fiducia in noi: ci crede capaci di amare alla maniera del Padre, ossia con larghezza, senza misura. Non chiude lo spazio del nostro amore, quasi a dirci che siamo un pericolo da arginare, ma ci svela le nostre possibilità: abbiamo tante energie nel fondo del cuore, possiamo amare in grande, vivere nella gratuità, metterci a servizio sino alla fine, senza pretese, come Gesù.
Diamo credito a colui che ci conosce più di noi stessi e alle risorse che vede in ciascuno di noi: lasciamoci andare ad un amore largo, oltre misura, oltre il dovuto, così da inoltrarci nel futuro, nella vita piena di Dio.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea