“Abbiamo contemplato la sua gloria” (Gv 1).
Ascoltiamo oggi un vangelo dalle parole alte, intrise di poesie e teologia e al loro interno l’annuncio che ha cambiato il mondo e la nostra vita: “il Verbo di Dio si è fatto carne” (Gv 1,14). Potremmo pensare che ci siano date parole in più, superflue: non si poteva dire la stessa cosa in modo più breve e semplice? Ma la Chiesa ancora una volta ci consegna questa pagina a dirci la grandezza e la bellezza della nostra vita, dell’amore che Dio ha per noi e della dignità che ci ha dato. Siamo piccoli, fragili, impauriti ma parte del grande disegno di Dio che ci ha voluti da sempre, ha fatto ogni cosa per noi, ci ha amati sino a farsi uno di noi. “Benedetto Dio” (Ef 1,3)!
Questa pagina, assieme alle altre letture di questa domenica, ci scuote dalla tiepidezza e dalla leggerezza con cui talvolta viviamo la fede, soprattutto negli ultimi anni. Il venir meno di partecipanti alla vita comunitaria e della visibilità della Chiesa nella società, come pure di alcuni valori che ci sembrava fossero parte costitutiva della cultura umana, sembrano insinuare dentro di noi il dubbio sul valore di ciò che abbiamo ricevuto, facendo venire meno la stima per la nostra stessa fede e la dignità del nostro essere Chiesa. Ma il tesoro che abbiamo tra le mani non è dato dal contesto: c’è una preziosità impressa dentro di noi che nulla e nessuno può togliere e che è capace di animare il cuore, di farci sentire vivi e desiderosi di contagiare di questa vita, di questa speranza, tutti coloro che ci stanno accanto. Spogliati dall’esteriorità, questo tempo è l’occasione per vivere la fede in modo più profondo, donandole tutto il suo valore. È vero che la Chiesa è più povera di un tempo, ma la sua ricchezza più vera è ancora intatta e in parte nascosta: possiamo ancora riconoscerla e viverla.
Mentre stiamo camminando insieme alla chiesa di Padova nel percorso del Sinodo, desiderosi di comprendere meglio cosa il Signore chiede alla sua comunità, abbiamo l’occasione per riscoprire la grandezza della nostra fede. Vi propongo di restare su questo interrogativo prendendo in considerazione un oggetto tipico della liturgia fino a qualche anno fa. Fino a prima del Concilio Vaticano II sopra l’altare vi erano dei quadretti preziosi che raccoglievano dei testi che venivano letti tutti i giorni o in alcune occasioni speciali. Tra questi ve ne era uno con il Vangelo di oggi. Ogni giorno, al termine della Messa, il sacerdote si metteva all’angolo sinistro dell’altare e leggeva proprio questo Vangelo: in questo modo veniva detta l’importanza di questa pagina nella vita della Chiesa, nella vita del cristiano. Ed ecco l’invito. Se dovessimo realizzare insieme, come comunità cristiana, una nuova cartagloria, che cosa ci metteremo dentro della nostra esperienza di fede? Che cosa la comunità ha di così prezioso che non può trascurare o trattare con leggerezza? Potremmo fare questo esercizio anche personalmente o come singole famiglie e chiederci quale pagina meriti di essere incorniciata per essere tenuta dinanzi agli occhi ogni giorno, in segno di una cura particolare, di una dignità che niente e nessuno può togliere.
La fede che abbiamo ricevuto è davvero un dono grande e prezioso che non perde la sua preziosità per il venir meno del consenso del mondo: con umiltà ma anche sana fierezza siamo chiamati a vivere la gioia del Vangelo grati perché ci ha raggiunti e vivere la vita nuova che è sgorgata dal venire di Dio in mezzo a noi.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea