La traccia della testimonianza di Sara Manzardo e Emanuele Bovina, prossimi sposi, alla veglia vocazionale diocesana dello scorso 8 maggio.
Mi chiamo Emanuele, ho 27 anni, sono di Bologna. La mia vita fino al 2015 è stata una vita “zippata” di impegni: impegni lavorativi, come imprenditore, impegni a servizio della mia diocesi di Bologna, impegni di volontariato, politici e altro ancora. Vivevo una vita parecchio frenetica, tanto che ero sicuro, secondo i miei piani, che non mi sarei fidanzato prima dei 30 anni. Perché “non avrei avuto tempo” e perché comunque non era tra le mie priorità. La parola “matrimonio” la sentivo tanto distante da me. Poi, a Novembre di quell’anno, incontro Sara: nasce fin da subito una bellissima amicizia che diventa sempre più profonda e mi porta a farmi delle domande. In breve tempo mi innamoro di lei e la cosa, devo ammettere, mi faceva un po’ paura: stavo vivendo una cosa bellissima, ma che non era stata minimamente calcolata e, soprattutto, i piani che mie ero fatto iniziavano a vacillare. Avevo qualche timore, ma risuonavano in me le parole di don Oreste Benzi: “Le cose belle prima si fanno e poi si pensano…”
Capii da lì a poco che stavo vivendo una vocazione all’amore sulla quale dovevo fare tanta luce, tanta chiarezza e alla quale dovevo dare in qualche modo una risposta, perché ne andava della mia felicità.
Mi chiamo Sara, ho 24 anni, sono di Grumolo Pedemonte. Nel 2014, dopo la Marcia Francescana, ho iniziato a domandarmi quale fosse il progetto che Dio aveva per me, e durante un incontro della scuola di preghiera, un sacerdote mi ha proposto di iniziare il gruppo vocazionale. Dopo un anno di discernimento, in cui avevo camminato tanto, sentivo che il Signore non mi stava chiamando alla vita consacrata come io pensavo, e non mi stava nemmeno indicando con chiarezza cosa avrei dovuto fare. Di fronte ad un piccolo scoraggiamento, è arrivato il primo “non temere”, da parte del mio padre spirituale che mi ha proposto di avere fiducia in Dio e di proseguire nel discernimento, senza paura di vedere sconvolti i miei progetti. La risposta è arrivata: di lì a poco ho conosciuto Emanuele.
Per il capodanno 2016, Sara ed io siamo scesi ad Assisi. Siamo andati giù da semplici amici e siamo tornati su che stavamo insieme…era iniziato un nuovo cammino!
L’entusiasmo,la carica e la gioia erano indescrivibili, ma presto abbiamo dovuto fare i conti con alcune paure: la paura di non esserne all’altezza, la paura di rovinare tutto, la paura di aver sbagliato direzione… tanto è vero che la prima cosa che ho fatto di ritorno da Assisi, è stata quella di mettermi alla ricerca, finalmente, di una guida spirituale che mi aiutasse a capire quello che stavo vivendo e con la quale confrontarmi.
Di fronte alla nostra paura di sbagliare e rovinare tutto, il Signore ci ha detto “non temere” donandoci il sostegno di tanti amici, e facendoci incontrare tante coppie di fidanzati e sposi che ci hanno testimoniato la bellezza dell’amore cristiano vissuto nella gioia piena nonostante le difficoltà.
Siamo quindi andati a fare un bellissimo corso per fidanzati in Puglia e come siamo ritornati, abbiamo preso la decisione di vivere da subito un Amore con la A maiuscola, un amore nuziale, attraverso due scelte: vivendo la castità, ossia la verità dei gesti e degli sguardi, che permette di difendere l’amore dall’egoismo e dalle nostre fragilità, consapevoli che la piena realizzazione dell’amore e il completo dono di sé all’altro avverrà nel matrimonio… e mettendo Gesù al centro della nostro vita e del nostro rapporto. Sognavamo (e tuttora sogniamo) di amarci come Dio, di amarci “da Dio”, ossia di amarci senza riserve, accogliendo l’altro in tutti i suoi pregi ma anche in tutti i suoi difetti e in tutti i suoi sogni. Ben presto abbiamo capito che per imparare ad amare come Gesù, bisogna starci con Gesù… e così Abbiamo cercato di pregare l’uno per l’altra e, soprattutto, di pregare insieme.
Il nostro è stato un fidanzamento breve e intenso grazie a queste due scelte, attraverso le quali siamo riusciti a conoscere veramente la bellezza e i difetti dell’altro, a fare preziose esperienze, a fare progetti insieme, a prendere consapevolezza delle nostre decisioni, ma, cosa più importante, a camminare insieme verso la vocazione all’amore che Dio ha per noi.
Il 19 agosto del 2016, durante il nostro viaggio in Terra Santa, sul Monte Tabor, Emanuele mi ha chiesto di sposarlo. In quel primo importante sì c’è stata la consapevolezza del fatto che la nostra meta sarebbe stata il “per sempre”. Naturalmente già alla fine di quel viaggio è arrivata la paura di non essere ancora pronti, lo scoraggiamento di fronte alle proprie cadute, ai litigi, alla paura del giudizio degli altri, al fatto che uno solo di noi avesse un lavoro e chi più ne ha più ne metta… Il Signore, ancora una volta, ha trovato un modo creativo e chiaro per dirci il suo “non temere”. Si è riservato l’ultimo pezzo del nostro viaggio, nel Romitaggio del Getsemani, per farci meditare le parole del vangelo di Giovanni, attraverso la lectio divina che ci è stata proposta in quei 4 specialissimi giorni: “rimanete nel mio amore, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena… rimanete nel mio amore”.
Il 17 giugno 2017 ci sposeremo una volta per sempre, e da quel giorno, ogni giorno, sceglieremo di sposarci. Sappiamo che non mancheranno i problemi, le litigate, i conti che non tornano, le crisi, le sofferenze… ci prometteremo fedeltà nella gioia, ma anche nel dolore, nella salute, ma anche nella malattia. Eppure sappiamo bene che non mancherà il vino buono, perché la promessa di Dio, anche per noi, è la gioia piena e la pienezza della vita.
Nella Bibbia, l’espressione “non temere” compare 365 volte, una volta per ogni giorno dell’anno. Questa non è altro che la Provvidenza di Dio, quella stessa Provvidenza che ci ha accompagnati sempre, e che in questo periodo speciale ci sta facendo delle meravigliose sorprese. È il modo creativo che Dio ha per prendersi cura di noi, del nostro amore e della nostra vocazione ogni singolo giorno, 365 giorni all’anno, per tutta la vita.