“Siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio” (Ef 2,8).
Talvolta mi ritrovo a camminare con la testa in giù, ma non è una posizione che mi piace. Mi fa stare molto meglio camminare a testa in su, con gli occhi aperti sul panorama, sulle persone che incontro, sulla strada che ho davanti. Camminare a testa in giù mi sa di chiusura, di poca apertura alla vita, quella stessa chiusura che sembra pervadere la nostra cultura. Il nostro fare, i nostri impegni sono importanti, ma spesso ci impediscono di lasciarci sorprendere da quel di più che ci circonda. Certo: non è sempre così e non tutti si vive così. Eppure mi sembra ci sia chi vive molto all’esterno, magari dimentico delle proprie responsabilità, e chi tutto concentrato su di sé, attento a svolgere i propri impegni, mentre per tutti c’è la chiamata a camminare coi piedi per terra e lo sguardo alzato.
È il Signore, oggi, a chiederci di alzare lo sguardo, sollevarlo dal nostro piccolo spazio, dai nostri interessi personali, per aprirci a un di più, fiduciosi che anche aldilà di noi c’è qualcosa di interessante e utile, magari anche per vivere meglio i nostri impegni. Nella prima lettura ci viene raccontata una sorpresa che il popolo d’Israele riceve, un dono grande e inaspettato. Dopo anni di esilio in oriente, a Babilonia in schiavitù, il Signore suscita lo spirito di Ciro, re di Persia, un pagano, che permette agli israeliti di tornare in patria e di ricostruire il tempio a Gerusalemme. Nemmeno si sarebbe mai aspettato che la salvezza venisse da uno straniero: è verso di lui che il popolo è chiamato a volgere lo sguardo gioioso e riconoscente. Pure il Vangelo ci invita ad alzare con fiducia lo sguardo da noi stessi. Gesù invita Nicodemo e noi ad alzare lo sguardo verso di lui e verso di lui crocifisso, per lasciarci sorprendere dal suo amore e uscire dal buio della nostra pretesa di fare tutto da soli ed essere illuminati dalla luce del Signore.
Verso gli altri spesso abbiamo dei pregiudizi, per cui alcuni li guardiamo volentieri, altri meno; alcuni nemmeno li guardiamo, perché crediamo non abbiano nulla da darci, o addirittura che non “avanzino” niente da noi. Quanti scambi di pace fatti con superficialità oppure a denti stretti o, addirittura, evitati!?! Anche con il Signore spesso stiamo a sguardo abbassato, non tanto per devozione, per umiltà, piuttosto per poco slancio di amore, poca attrazione o, addirittura, paura. Giunti a metà Quaresima, seppure non sia per niente facile, vogliamo anche noi alzare lo sguardo verso gli altri verso il Signore. Ne è capace chi sa distaccarsi da sé, dalle proprie cose, mettendole in secondo piano, ma anche chi sa di avere bisogno degli altri, chi cerca altrove risposte, aiuto, suggerimenti. Alza lo sguardo verso gli altri chi è libero dai propri schemi e crede che la propria salvezza può venire anche da dove non se lo aspetta, in modi non previsti, come il popolo esiliato che ha trovato salvezza in Ciro, un re pagano, o come Nicodemo, chiamato a lasciarsi salvare da Gesù crocifisso. Vale la pena alzare lo sguardo: se la salvezza è venuta da Ciro, il re straniero che non credeva in Dio, perché non può venire da un parente con cui siamo in conflitto, da un parrocchiano che ha uno stile diverso dal mio, da uno più vecchio o più giovane di me, da uno straniero che bussa alla porta? Se è venuta per Nicodemo, anche noi possiamo credere che il Signore ha un amore grande per noi, tale da morire in croce, un amore di cui abbiamo bisogno e che può salvare la nostra vita.
In questa settimana leviamo di più gli occhi: guardiamoci attorno con fiducia, pronti a stupirci. Apriamoci all’incontro sincero con gli altri, anche quelli da cui ci sentiamo più lontani, anche con quel Ciro con cui ci sembra di non avere nulla a che spartire, pronti a riconoscere in loro il Signore. Dedichiamo del tempo anche a guardare il Signore e solo lui, magari togliendo del tempo allo studio, al lavoro, alle cose da fare, così da regalarci un po’ di preghiera dinanzi a un crocifisso, a casa o in chiesa. Anche nella Messa siamo più volte chiamati ad alzare gli occhi per guardare Gesù: facciamolo in questa domenica, soprattutto quando ci verranno mostrati il pane e il vino consacrati: sono il segno dell’amore di Dio, di Dio che ci ama così tanto da darsi a noi, doni che ci interpellano e ci donano salvezza.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea