“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc 21,19).
Ogni mattina ci alziamo e prendiamo in mano i nostri impegni. Poi, talvolta succede qualcosa che ci fa interrogare e chiederci: cosa serve tutto il mio fare? Perché devo fare tutto questo? Perché continuare a portare avanti il lavoro in casa, le responsabilità in famiglia, al lavoro, in parrocchia, perché pregare, perché credere nel Signore?
Gesù sembra conoscere la nostra inquietudine e proprio oggi ci invita alla perseveranza. Questa parola ha un bel significato.
Perseveranza, voce del verbo perseverare, è una parola che viene dal latino severus ed esprime l’essere severi, ossia fermi, decisi, determinati. Al suo fianco, però, questa parola ne ha un’altra: per, ed essa sottolinea come questa fermezza non sia fine a se stessa, ma abbia uno scopo, un motivo; essa è per qualcuno, per qualcosa. La perseveranza è il tratto di chi si mantiene fermo e costante su un impegno perché vuole raggiungere una meta, vuole riuscire in qualcosa, vuole incontrare qualcuno, perché ha un progetto. Non è il fare per fare, non è l’andare avanti perché bisogna, non è il continuare ad impegnarsi perché lo si è sempre fatto, ma perché si ha dinanzi una meta chiara.
E Gesù pone dinanzi a noi una meta precisa, la salvezza: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Il cristiano non evade dal mondo, dalla fatica, dall’impegno, non si toglie dai problemi del mondo, ma vi sta dentro e se ne prende cura. Sta vicino alle croci di oggi, ma non per caso, se capita, fortuitamente, non occasionalmente, ma per scelta, fidandosi della parola del Signore che anche nelle difficoltà e avversità “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto”.
Perseveranza, ecco l’atteggiamento che siamo chiamati a vivere e la parola di oggi ci indica alcune direzioni in cui viverlo.
- Anzitutto la prima lettura ci ha chiamati ad essere perseveranti nella giustizia, a stare fermi, stabili, nella via della giustizia, ossia nell’onestà, nella rettitudine, nonostante i tempi difficili, nonostante a volte si abbia l’impressione che quelli che fanno i furbi siano quelli che se la cavino meglio degli altri. Aiutiamoci a non cadere nell’ingiustizia: incoraggiamoci ad essere onesti, tra di noi, con lo Stato, e soprattutto col più debole.
- La seconda lettura, poi, ci ha chiamati alla perseveranza nell’impegno, nel lavoro, ossia a guadagnarci il pane con il lavoro delle mani, col sudore. Non è facile, oggi, avere questa attenzione: c’è chi si lascia andare all’ozio, chi sceglie la via del guadagno facile e disonesto, ma ci sono anche tante persone che non hanno più un lavoro o faticano a trovarlo. A tutti, però, è chiesta la perseveranza nel darsi da fare per guadagnarsi il pane.
- Infine, c’è la perseveranza nell’attesa del ritorno del Signore e questa è la perseveranza che più ci può aiutare, ma anche la più difficile. I problemi, le attività quotidiane, gli impegni di ogni giorno, a volte ci fanno perdere di vista che siamo tutti in cammino non verso la fine, ma verso un fine, ossia verso il Signore. Aiutiamoci, allora, a rimanere fedeli alla sua Parola, alla preghiera, alla vita cristiana, a professare la nostra fede senza paura, nella serena certezza che noi valiamo molto più delle belle pietre e che niente e nessuno può farci del male, perché “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto”.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea