«Davvero costui era Figlio di Dio!» (Mt 27,54).
Ma Gesù può entrare a Gerusalemme in questa domenica? Sono evitati tutti gli assembramenti, forse neppure lui può andare in città coi suoi discepoli! Lasciatemi questa semplice battuta, solo per sottolineare che la scelta sofferta di non poterci trovare in chiesa per la processione con gli ulivi e la Messa, può trovare anche in Gesù un concreto incoraggiamento. In questa domenica non ci è dato di condividere la festa delle palme… e questa rinuncia è per amore: la nostra assenza vuole essere un contributo concreto al bene comune, una profonda attenzione a non far allargare i contagi da Covid-19, nonché un gesto di profonda solidarietà con chi vive in una situazione ancora più impegnativa della nostra, con impedimenti duri dovuti alla malattia, al lavoro accanto ai malati e ai poveri, alla fuga dalla miseria e dalla guerra. Gesù entra a Gerusalemme, va a fare Pasqua nella città della fede, ma a noi chiede di parteciparvi compiendo un salto di qualità. La presenza fisica non è mai garanzia di un consapevole coinvolgimento nell’esperienza di fede: oggi, però, possiamo scegliere la rinuncia che ci è chiesta per dare spessore alla nostra comunione con il Signore, per essere uniti a lui non solo fisicamente, ma anzitutto interiormente. Viviamo in verità a casa l’ingresso di Gesù a Gerusalemme: non solo con il canto, le parole e i gesti della festa, ma piuttosto con l’adesione della vita.
Nelle chiese delle nostre comunità viene proclamato in questa domenica il Vangelo della Passione secondo Matteo: non abbiamo modo di ascoltarlo in diretta con le diverse voci che solitamente aiutano l’ascolto. Possiamo tuttavia leggerlo con calma per conto nostro o con altri in casa (cfr Mt 26,14-27,66), in comunione con tutti i cristiani e così trovare alcuni aspetti messi in evidenza rispetto agli altri Vangeli.
Nelle diverse scene incontreremo i discepoli e, mettendoci al loro fianco, potremo verificare il nostro essere al seguito del Signore, il nostro stile di vita cristiana, la risposta che diamo nella vita quotidiana al Vangelo che ci chiama.
Incontreremo i Dodici, quelli che, abbandonato tutto per seguire Gesù (cfr Mt 4,20-22), giunta la passione, “tutti lo abbandonarono e fuggirono” (Mt 26,56).
Incontreremo Pietro, che ha seguito Gesù ma “per vedere come sarebbe andata a finire” (Mt 26,58), e quindi, non coinvolto nella vita di Gesù, finendo per smettere di conoscerlo e per conoscere solo se stesso (cfr Mt 26,34-35.69-75).
Incontreremo Giuda, che non ha più fiducia in Gesù, che non lo dichiara Kýrios, Signore, come invece fanno gli altri undici (cfr Mt 26,22), ma lo chiama “rabbi, maestro” (cfr Mt 26,25.49), anche quando Gesù lo chiama “amico” (Mt 26,50), amato da lui fino a quell’ora, amato anche nel momento in cui lo tradisce.
Andremo a Gerusalemme con il Signore in questa Pasqua diversa?
Riusciremo, dinanzi alla passione di Gesù, a vedere non solo una morte terribile, ma la morte del giusto, l’evento che scuote il cosmo intero e dire insieme al “centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù: «Davvero costui era Figlio di Dio!»? (Mt 27,54).
– don Silvano, Casa Sant’Andrea