“Dio ha creato tutto per l’esistenza” – Tredicesima domenica del tempo ordinario, Anno B

“Dio ha creato tutto per l’esistenza” (Sap 1,14).

Se noi prendiamo in mano un vocabolario e cerchiamo la definizione del termine “vita” troviamo più o meno questo significato: “stato di attività naturale di un organismo, il quale può spontaneamente conservarsi, accrescersi e riprodursi”.

“Vita”, però, è qualcosa di molto più ampio. Lo sappiamo bene quando trovandoci dentro a situazioni di dolore e fatica ci ritroviamo a dire “ma è vita questa”? La vita è sì l’esistenza, tutto ciò che ha respiro e si muove: umanamente parlando, però, sappiamo che vita è una realtà fisica, ma anche spirituale, interiore. Una persona è viva perché respira e ha il cuore che batte, ma anche perché ha un cuore che prova emozioni, una mente che pensa e progetta, perché si relaziona agli altri e al mondo. Nella fede, poi, sappiamo che essere persone vive significa anche essere in grazia di Dio, ossia accogliere la presenza di Dio in noi, il suo amore, il suo Spirito Santo.
Per essere persone vive, allora, abbiamo bisogno di cibo e di acqua, di riposo, di riparo, ma anche di rispetto, di amore, di occasioni in cui realizzare le abilità e capacità che sono dentro di noi, di perdono che ci faccia ripartire dopo gli errori e i peccati, di motivazioni forti anche che ci aiutino ad affrontare gli scoraggiamenti e i limiti.

Solo se abbiamo uno sguardo così ampio riusciamo a cogliere la portata del dono che Dio vuole fare all’uomo, la portata del dono che Gesù fa alla donna e alla ragazza del Vangelo e vuol fare a ciascuno di noi. Lui che ama la vita non la ama dando al corpo la capacità di non morire mai, di non sperimentare la morte, ma piuttosto dando quel di più che fa vivere davvero. Per vivere abbiamo bisogno di credere, di credere in noi, in qualcuno, negli altri: se non abbiamo fiducia possiamo anche trovarci nelle migliori condizioni, ma senza avvertirne la grandezza e la gioia. Per vivere abbiamo bisogno di credere nel Signore, speranza che mai viene meno, nemmeno se ci troviamo nel buio dell’incomprensione e del dolore, nella disgrazia della malattia o di una calamità.

Avere fiducia in sé e negli altri, credere nel Signore, non significa solo fare posto a dei buoni sentimenti, ma fare nostri gli atteggiamenti del Vangelo di oggi. Vivere in pienezza è possibile se, come la donna che da 12 anni soffre di perdite di sangue, affrontiamo gli ostacoli, anche se numerosi, pur di toccare il Signore, per affidarci a lui, per lasciarci sfiorare dalla sua potenza. Vivere davvero è possibile se ci fidiamo delle parole di Gesù anche se tutto sembra contraddirle, come ha fatto Giairo, il capo della sinagoga e aspettiamo con pazienza che venga a metterci in piedi. Vivere davvero vuol dire dare credito alle piccole cose come Gesù, che tra la folle che lo preme dappertutto sente che una mano sfiora il suo mantello.

Vivere è questione di fiducia e di fede, una fiducia che offra motivazioni al nostro fare, al nostro lavorare e impegnarci per la famiglia, la parrocchia e gli altri. Se non costruiamo relazioni piene di fiducia negli altri, se non costruiamo un rapporto di fede autentica con il Signore, prima o poi sentiremo svanire l’entusiasmo per la vita. Per vivere davvero è necessario dare importanza non alle cose e nemmeno solo alla salute, ma ai rapporti costruiti con umiltà e pazienza, dare tempo e affetto alle relazioni con gli altri e con il Signore che, anche quando non sembra, è attento a noi. Per vivere davvero è necessario credere al Signore, affidarci a lui sempre, anche nel momento dello scoraggiamento e credere che la sua parola dà la vita.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea

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