Correvano insieme. (Gv 20,4)
È tutto un correre nel Vangelo di Pasqua. Maria al mattino presto, quando è ancora buio, va al sepolcro e subito si mette a correre per raggiungere Pietro e il discepolo che Gesù amava per avvisarli che il sepolcro è aperto e non c’è più il corpo di Gesù. Allora anche Pietro e l’Altro discepolo si mettono a correre e raggiungono in fretta il sepolcro. Ce li immaginiamo tutti e tre col fiato corto, per la corsa, per i sentimenti che riempiono il loro cuore. Li fa correre un affetto per Gesù, li fa correre la preoccupazione che il suo corpo, unica cosa che era loro rimasta dei tre anni vissuti insieme, sia stato perduto.
Tutta questa corsa, però, ci fa entrare anche nell’esperienza più autentica della fede. La nostra vita non può altro che essere una vita di corsa. Il cristiano è una persona che non riesce a stare chiusa nelle sue faccende e basta, non si isola nel proprio mondo, ma uno che ama e cerca l’altro, corre per andare incontro alle persone. Il cristiano è uno che dentro di sé ha una sorgente di acqua viva e avverte di poter condividere quest’acqua con gli altri. Egli porta dentro di sé una notizia grande che non può trattenere e non gli permette di restare fermo, la notizia che Gesù è vivo, è risorto: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse a noi e ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare” che lui è il Signore. La risurrezione di Gesù è una notizia grande che riempie di gioia e mette in movimento: come non sentire la frenesia dentro di sé dinanzi a questa notizia? Come non sentire la gioia di vivere e di dire a tutti che Gesù ha affrontato e vinto la morte?
Anche noi, spesso, ci troviamo col fiato corto. Forse anche oggi, perché presi dallo studio, dal lavoro, dagli impegni quotidiani, dal servizio verso gli altri. Corriamo, ma per chi? Corriamo, ma perché? Corriamo, magari tristi, arrabbiati, inaciditi, con del rancore verso la vita, verso qualcuno, con una faccia da funerale. Corriamo, cercando da una situazione, da una persona, da un impegno, da uno svago,… qualcosa che ci dia carica e gioia, qualcosa che ci faccia sentire appagati e contenti. Da questa Parola, dalla Pasqua, scopriamo invece che possiamo fermarci, ascoltare la bellezza del Vangelo e correre non più per cercare la felicità, ma mossi dalla felicità, dalla gioia del Vangelo, dalla gioia per la risurrezione di Gesù.
Con questa riflessione abbiamo anticipato di un po’ il percorso di fede di Maria di Magdala, di Pietro e dell’altro discepolo. Nel racconto del Vangelo non riconosciamo ancora i tratti della fede piena, ma soprattutto lo sconcerto, la paura, il crescere di qualche domanda. A renderli dei credenti sarà l’incontro con Gesù che si farà loro incontro, che li raggiungerà durante il primo giorno della settimana e nei giorni seguenti. Sarà, appunto, un incontro a segnare la fede dei discepoli. Questo incontro, però, comincia già nel Vangelo di Pasqua. Pietro che entra nel sepolcro vuoto e, subito dopo anche l’altro discepolo, sono animati dal desiderio di vedere bene dentro alle cose, di rendersi conto dell’assenza del corpo di Gesù. “E vide e credette”, dice il racconto, ossia vide e credette che davvero il corpo non era più là, ma anche che la certezza della morte di Gesù non era più così certa, che era destinata a sgretolarsi e fare posto ad altro. Ed è su questa santa curiosità che trova spazio il loro incontro con Gesù Risorto, che li apre a una fede vera, capace di metterli in movimento, in cammino verso gli altri, fino ai confini della terra, tanto che il Vangelo è arrivato anche a noi.
Così noi. Essere cristiani significa avere vissuto un incontro con Gesù, averlo incontrato personalmente, aver sperimentato che lui è vivo e avvertire dentro di noi una gioia grandissima che non possiamo contenere, ma dobbiamo comunicare, condividere. Non c’è fede se non c’è stato un incontro personale con Gesù, se non abbiamo sperimentato la potenza della sua risurrezione. Ed ecco allora che anche noi siamo chiamati a compiere i gesti di Maria e dei discepoli, ossia fermarci, rallentare il passo, entrare nel sepolcro. Questa ricerca di Gesù, questa santa curiosità, è necessaria per accogliere il Signore quando viene ad incontrarci. Solo se la smettiamo di coltivare la distrazione, la sbadataggine, la frenesia, il Risorto può incontrarci. Solo se ci fermiamo in ascolto della Scrittura, se ci fermiamo in preghiera, se “cerchiamo le cose di lassù” diventa possibile l’incontro con il Signore.
Buona Pasqua! La Pasqua di Gesù, ma anche la nostra. Gesù è risorto e desidera far risorgere anche noi, metterci nel cuore la gioia che fa correre con fiducia verso la vita, per evangelizzarla, per portarvi dentro il Vangelo. Ma questo slancio non viene da sé: ha bisogno di un incontro vero con il Signore che viene ad incontrarci, sceglierci e chiamarci, un incontro che possiamo riconoscere solo se coltiviamo la nostra interiorità, solo se fermiamo il cuore, se coltiviamo la santa curiosità per il Signore.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea