“È venuta la salvezza” (Lc 19,9).
“È stata lei che mi ha fatto davvero uscire dalle mie paure, dalla mia chiusura”, mi raccontava Giovanni parlandomi di sua moglie Elena e degli inizi del loro Matrimonio. L’amore è così: è capace di smuovere le parti più profonde, anche quelle più irrigidite, e di aprire alla vita.
C’è un amore, però, che non solo ha la capacità di aprire alla vita, ma alla vita eterna: è l’amore di Cristo. Così è stato per Zaccheo, un uomo rifiutato da tanti per il suo lavoro e la sua condotta di vita, probabilmente anche per la sua statura, piccola rispetto a quella degli altri. Gesù è a Gerico, prima di salire a Gerusalemme per il viaggio più importante della sua vita e, sembra di proposito, passa per la città, guarda Zaccheo che si è postato su un albero per vederlo passare, lo chiama per nome, va a casa sua e per quest’uomo inizia una vita nuova che non avrà fine: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Lc 19,9). Lo sguardo di Gesù è potente: raggiunge l’intimo di Zaccheo, le sue ferite, i suoi bisogni, le sue capacità e lo fa ripartire, rendendolo capace di una vita diversa, nuova; lo fa scendere di corsa dal sicomoro dove se ne stava da solo e andare a casa in gioiosa compagnia. Non si parlerà più di Zaccheo nel vangelo, ma poco importa: la sua vita è stata raggiunta dall’amore che lo ha cambiato, reso protagonista e inoltrato nella vita nuova, la vita di Gesù.
Quanti incontri nella nostra vita, alcuni più significativi di altri: sguardi, parole, soste, attimi intensi e veri di comunione, capaci di farci respirare a pieni polmoni e di aiutarci a vivere in pienezza. Ma anche per noi c’è un incontro che può, non soltanto aprirci ad una fiducia nuova, ma alla speranza, ossia ad una fiducia che non muore, che è radicata nell’Eterno e inoltra nell’eternità. Questo incontro è fatto di sguardo, parola e intimità con il Signore. È fondamentale questo incontro, necessario, vitale. Altro non è che l’esperienza ascoltata nella prima lettura, Dio è il “Signore amante della vita”. Senza questa certezza non possiamo addentarci nella vita, rimanendo ingessati, impauriti, frenati, incapaci di assumerci delle responsabilità. In questa domenica lasciamoci guardare da Gesù che ci cerca mentre siamo nascosti tra i rami e le foglie dei nostri impegni, delle nostre preoccupazioni e distrazioni, delle nostre paure: lasciamoci chiamare per nome mentre ascoltiamo il Vangelo, permettiamogli di tirarci fuori dall’anonimato e di farci scendere nella vita, prendendo il nostro posto nel grande orizzonte della vita eterna.
Non sappiamo cosa potrà portare di nuovo nella nostra vita l’incontro con Gesù: un coinvolgimento più generoso in famiglia, una partecipazione più attiva alla vita di comunità, una presenza più fiduciosa a scuola o nel lavoro, una richiesta di aiuto ad un amico o a una guida spirituale per uscire dal bozzolo e aprirmi alla vita? Non opponiamo resistenza, ma lasciamoci guardare da Gesù.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea