«Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38)
La seconda lettura di questa domenica ci propone la conclusione della lettera ai cristiani di Roma dell’apostolo Paolo. Il brano è una vera e propria preghiera di lode in cui san Paolo celebra il Signore per aver manifestato i suoi pensieri a lui e alle genti, per non averli più lasciati avvolti nel silenzio e per essersi servito anche di lui per farli conoscere al mondo.
“A colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.” (Rom 16,25-27)
Parole come queste sono certamente frutto del pensiero poetico di Paolo ma soprattutto della sua esperienza personale, una finestra sulla sua vita interiore, su ciò che ha smosso e coinvolto la sua vita. Ha avuto momenti di fragilità, incertezza e conflitto ma da queste parole emerge con chiarezza che egli sa bene qual è il perché della sua vita, che cosa porta a compimento la sua esistenza. Paolo sa bene per chi vive: spende se stesso per Dio e per tutte le genti, vive perché la comunità dei cristiani di Roma e l’umanità intera giungano all’obbedienza della fede, ossia a dare ascolto alle promesse della fede nel Signore Gesù e a vivere secondo la sua sapienza e questa chiarezza del cuore gli da forza e stabilità.
Questa chiarezza di Paolo ha la forza di fare nascere in noi la domanda: «Per chi sono io?» (Francesco, Christus vivit, 286). È una delle domande più intriganti, per un giovane che prende in mano la sua vita ma anche per ogni adulto o famiglia che vuole vivere davvero. Tutti abbiamo bisogno di motivazioni serie e consistenti per il vivere quotidiano e lo sentiamo particolarmente vero in questo tempo che ci sta spogliando di tante cose date per scontate, il giovane che si interroga sul suo futuro e sulla scelta di vita ma anche la persona che ha già dato un’impronta alla sua esistenza e si trova ad affrontare passaggi impegnativi o dolorosi che mettono profondamente in discussione il suo cammino. Come vorremmo avere la stessa chiarezza di pensiero e di orientamento della vita di Paolo! La realtà dei fatti, tuttavia, è talvolta diversa. Con profonda tristezza ci accorgiamo a volte di vivere per cause di poco valore, per la nostra immagine, per le aspettative degli altri, per “un piatto di lenticchie” tipo un riconoscimento, un complimento, un’attenzione che dica che abbiamo avuto successo. Quando invece è chiaro il senso del nostro vivere, il “per chi siamo”, allora acquistiamo forza interiore, sentiamo la fatica ma la affrontiamo con coraggio e fiducia: un’autentica risposta al “per chi sono io” dona speranza autentica al cuore e fa diventare la nostra vita una lode, un canto libero da risentimenti, gratuito, grato, generoso, aperto alla vita.
Il Natale che si avvicina, annunciato dal Vangelo di questa quarta domenica di Avvento che ci fa partecipi dell’incontro tra l’angelo e Maria (Lc 1,26-38), ci indica la risposta più autentica alla domanda che percorre ogni nostra giornata. Quel Gesù che nasce è la risposta a ogni nostra domanda. Possiamo vivere inseguendo la nostra gloria o quella del mondo ma, come Maria, possiamo scegliere di vivere per la gloria di Dio, per il Signore Gesù che viene in mezzo a noi e per l’umanità che lui tanto ama.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea