“Egli sarà il Dio con loro” (Ap 21,4)
Dinanzi agli occhi abbiamo tante situazioni pesanti che feriscono la nostra fiducia e, allo stesso tempo, ci interpellano: guerre e ingiustizie, forme vecchie e nuove di rifiuto e umiliazione, nonché tante fragilità, debolezze e contraddizioni di giovani e adulti. Ad un primo sguardo potrebbe sembrare solo questa la realtà in cui siamo immersi e dare adito a interrogativi del tipo: “com’è che non riusciamo a dare una svolta di bene al mondo, alla società, alla politica? Perché impegnarci nella ricerca del bene e nella responsabilità se non riusciamo a trasformare la realtà?”. Uno sguardo più attento, però, è capace di farci riconoscere il tanto bene presente nelle nostre piccole storie, ma anche nella realtà vicina e lontana. Quanti uomini e donne si spendono, seppure con tanti limiti, per l’amore, la fraternità, l’educazione, la pace, l’annuncio del Vangelo?!
Anche gli occhi di Giovanni vedono dell’altro. Egli vede la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, come una sposa adorna per il suo sposo e una voce potente risuona perché anche noi abbiamo da guardare questa discesa e riconoscere che, accanto a tante situazioni limitate e scomposte, c’è una tenda dove abita Dio con gli uomini. Gli occhi di Giovanni vedono tutto questo, ma anche i nostri sono chiamati ad aprirsi su questa verità e lasciarsene stupire. Accanto alla famiglia in difficoltà per un figlio che se ne vuole andare, Dio sta piantando la sua tenda. Così pure accanto al letto della persona ammalata, del povero che non ha una casa e, magari, rifiuta di lasciarsi aiutare, di 400 persone che da una settimana non hanno la luce in casa o al cuore di un giovane o di un adulto che deve compiere una scelta per al vita. La Pasqua di Gesù ha fatto nuove tutte le cose e chi ha il coraggio di guardare oltre il visibile, può cogliere la forza di questo dono e la presenza nuova di Dio nella città dove viviamo.
Sono questi occhi nuovi che rendono bella la Chiesa degli inizi. Il racconto della prima lettura ci ha fatto intravedere la vivacità della prima comunità che prega, digiuna, annuncia il vangelo, viaggia per portarlo ad altri, si apre a tutti coloro che incontra perché possano conoscere la novità della Pasqua. È una Chiesa viva, ricca di entusiasmo nonostante i rifiuti e le fatiche, creativa, dove non mancano le vocazioni a servizio del Vangelo, forte di uno slancio che viene dall’esperienza forte della Pasqua, ma anche da uno sguardo che vede l’Invisibile, Dio che viene ad abitare tra gli uomini, mette casa accanto a loro, si avvicina a chi soffre per asciugarne le lacrime e rimotivare il cammino. Gli stessi occhi nuovi li abbiamo anche noi, discepoli oggi del Risorto, ma spesso abituati a guardare soltanto verso certe direzioni e ostinati a cogliere solo i particolari più limitati. Se ci facciamo attenti a guardare bene la realtà oltre le apparenze nascerà anche in noi una rinnovata energia per il servizio al Vangelo. Se vivremo dell’amore del Signore per noi, non sarà impossibile amare come lui e rendere vivace e bella la sua Chiesa oggi.
Anche a questo ci chiama la riflessione della Chiesa sulle vocazioni incoraggiata domenica scorsa. La vivacità nella Chiesa, la presenza di giovani che si spendano con fede nel Matrimonio, nel presbiterato, nella vita consacrata e missionaria o nel servizio a tempo pieno per gli altri… dipende anche dallo sguardo di cui siamo capaci. Se apriamo gli occhi alla novità della tenda che Dio sta piantando accanto a noi, verranno meno tante diffidenze e paure, tante reticenze e imbruttimenti e sentiremo l’urgenza e la bellezza di amare come Gesù.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea