“Entrati nella casa, videro il bambino” (Mt 2,11).
A pochi giorni dal Natale siamo coinvolti in un incontro molto particolare che comunica la disponibilità di Dio verso l’umanità intera: alcuni Magi, dopo un lungo cammino accompagnato da circostanze speciali e straordinarie, dall’oriente raggiungono Gerusalemme e poi la casa dove abitano Maria, Giuseppe e il bambino Gesù. Poi compiono dei gesti inauditi fino ad allora per un bambino, segno di un incontro che sazia la loro ricerca: adorano Gesù, sperimentano la comunione che salva e rende la vita piena di senso e di santa libertà, dal potente Erode e dal mondo. Nel loro cammino trovano significato i nostri cammini e quelli di tutti, il viaggio quotidiano della vita, i percorsi di fede, la ricerca di verità e di autentici motivi che mettono in movimento i passi di credenti e non credenti, di adulti e giovani. Vale la pena camminare. Sebbene lontano, almeno quanto la strada necessaria alla nostra conversione, il Signore è presente e ci attende. Sebbene distante, da qualche parte c’è una meta, una persona che ci aspetta, un progetto di vita che domanda di noi.
Nel cammino dei Magi emergono anche tanti cammini vissuti con fatica e incertezza e proprio la loro testimonianza ci incoraggia a non smettere di cercare una casa dove vivere un incontro e a scrutare il cielo per riconoscere una stella pronta a guidarci nel percorso. Siamo credenti spiazzati dalla pandemia e da altre malattie, dall’imprevedibilità dell’economia e della politica, dalla provvisorietà delle relazioni e delle famiglie, dallo sbriciolarsi dei legami sociali e delle comunità cristiane e sentiamo la necessità di una direzione, di chiarire l’orizzonte verso cui andare, di una speranza che faccia vivere e non solo trascinare l’esistenza. Ed ecco che il Vangelo ci annuncia che l’orizzonte verso cui andare è un incontro, con la famiglia di Nazareth, segno di tante relazioni fraterne, ma anche con il bambino Gesù, il Figlio di Dio. Proprio l’incontro con gli altri fino all’incontro con l’Altro è il serio e stupendo orizzonte in cui stare eternamente incamminati, certi di essere attesi da Dio dentro ogni rapporto, dentro ogni esperienza di comunione umana. Una comunità da amare e servire, donando noi stessi per amore di Gesù è la meta della vita di tutti e della Chiesa, anche oggi, anche in questo tempo travagliato.
Nel tempo dell’incertezza non siamo chiamati a ripetere vecchi schemi che ci fanno sentire un po’ di sicurezza ma esporci al cammino anche su strade nuove, desiderosi di realizzare l’unità nel nome del Signore. Ed ecco la necessità di affidarci a una stella, come gli uomini misteriosi del Vangelo. Non si tratta di cercare luci straordinarie ma di scrutare il cielo della vita per riconoscere quelle luci che il Signore ha già disposto per sostenere il nostro viaggio. Il cielo della vita è disseminato di parola di Dio che illumina la strada, quella della Bibbia ascoltata insieme ma anche di tante altre parole con cui raggiunge i nostri sensi, quali i fatti della vita e le necessità degli altri e della comunità, parole che insieme a un testimone di fede possiamo cercare di ascoltare, condividendo insieme il cammino della vita e della fede. Giovani e adulti, persone che vivono da sole, coppie e famiglie: a tutti il Signore dona una stella che indica il cammino verso l’incontro con gli altri e con lui e seguendola possiamo giungere alla casa della comunione.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea