I verbi della Settimana Santa

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“Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. (Mt 26,17)

Con il Coronavirus la mia vita è cambiata poco: prima passavo tutto il giorno nel mio studio di casa a sbatacchiare tasti davanti a un computer, adesso sbatacchio lo stesso, ma con un bel carico di paure in più su salute, economia, sorte di una società che spesso mi pare senza speranza.
Sono qui a preparare tante cosette in questi giorni che precedono la Pasqua: webinar di formazione per società medico-scientifiche, articoli per il settimanale diocesano, comunicati stampa e persino rilanci in streaming dei riti della Settimana Santa. Già, i riti della Settimana Santa: per oltre vent’anni, da chierichetto prima e da educatore in poi queste celebrazioni – con annesse estenuanti prove (vero Davide Ciucevich?) – mi hanno fatto comprendere come anche gli eventi più grossi e indipendenti da noi – anche la Resurrezione di Gesù – cambiano radicalmente se ci mettiamo un po’ del nostro. Se diventiamo parte attiva. Se ci prepariamo ad accogliere.

frecciaE allora mi sforzo di preparare lo stesso questa Pasqua spoglia davanti a un computer, senza ulivo, senza veglia, senza eucaristia.
E lo faccio coltivando la speranza: anche se tutto sembra andare per il verso sbagliato, alla fine trionferà il bene.
– Andrea

 

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