“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1).
Chissà come ci sentiamo di fronte al testo del Vangelo di questa domenica. Il linguaggio alto, impegnativo, privo di una trama ben precisa, di un racconto come altri brani, forse ci fa sentire poco coinvolti o addirittura inadeguati, lontani dal Signore che ci sta parlando.
Non è questa l’intenzione del Signore, oggi, tantomeno era questa l’intenzione dell’evangelista Giovanni quando ha messo mano a scriverlo. Piuttosto questo testo desidera farci percepire la grandezza di Dio, la sua immensità ma anche la sua bontà, tanto che lui, l’infinito, ha guardato a noi, ci ha scelti e addirittura si è fatto uno di noi, uno come noi: si è fatto carne. Attraverso questa Parola Dio non vuole farci sentire semplicemente piccoli ma piccoli amati sin da principio, quando ancora non esisteva nulla di quanto i nostri occhi vedono e intuiscono. Questa Parola è un invito a stupirci di Dio e di noi, a sentirci parte di un disegno grande, che ha origine in tempi lontanissimi e appartiene a qualcosa di molto più grande dei nostri piccoli disegni, sogni, progetti. Dio ci ha voluti da sempre, per noi si è fatto carne e attraverso il Figlio ci ha resi suoi figli. Dio da principio è nostro Padre! Ricordiamoci di questa Parola, di quanto il Signore ha fatto per noi, ogni qualvolta la quotidianità sembra farci smarrire il senso del cammino. Quando ci sentiamo persi dentro allo scorrere del tempo e delle situazioni ritorniamo a questa Parola, così da ritrovare la nostra speranza. Se fatichiamo a vivere il nostro compito in famiglia, nella società, in parrocchia o perdiamo la gioia della nostra vocazione, meditiamo su questa Parola che è potente e ci aiuta attraverso la poesia e la riflessione a riscoprirci parte di un disegno grande in cui Dio ha voluto coinvolgerci.
Non siamo abituati a questo linguaggio, ma fatichiamo anche a stupirci del linguaggio profondo della vita, talvolta, e a stupirci della grandezza di Dio. Spesso tutto sembra così normale, dovuto, “poca cosa”, tanto da farci scivolare anche nel non senso. Anche a livello educativo fatichiamo a trasmettere la bellezza della vita e della vita di Dio, correndo il rischio trasmettere una fede così spicciola da fermarsi al momento presente, alle poche realtà e relazioni che vedono i nostri occhi. Questa Parola oggi ci incoraggia ad essere educatori che introducono la comunità, le famiglie, i ragazzi, i giovani dentro alla bellezza della vita e di Dio, aiutandoli a non essere superficiali, ad entrare dentro lo spessore della vita. Di certo questo tempo non manca di offrire occasioni di autentiche domande e di profonde riflessioni! I Sacramenti, la Parola di Dio ma anche la natura, i piccoli gesti che compiamo, sono ben di più di quanto gli occhi vedono, di quanto le orecchie sentono, di quanto le mani toccano. Vengono da Dio, vengono dal principio e noi ne siamo coinvolti. Non si tratta di fare grandi cose. Ricordo ancora quando andavo in chiesa da bambino. Mi stupivo a guardare la nonna e le altre persone che rimanevano in ginocchio e allora le chiedevo cosa facevano e lei delicatamente mi parlava di Gesù. Guardavo in alto cercando di capire cos’era scritto sul cartiglio sopra l’altare e mia sorella mi aiutava a leggere le parole in latino. Il parroco diceva delle parole sottovoce e gli chiedevo cosa diceva e lui mi parlava di Dio. Salivo su in alta montagna con i preti del seminario e avvicinandomi all’assistente mi facevo indicare il nome delle vette e lui me li diceva ma mi portava, senza smancerie, a colui che le aveva fatte. Ecco cosa significa introdurre nel mistero, appassionare al di più della vita, alla presenza di Dio che è dentro e oltre tutto ciò che ci circonda.
Fin dal principio Dio ci ha coinvolti nel suo amore.
Gustiamoci questo dono e condividiamolo.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea