Inizia un tempo nuovo, l’Avvento, e con esso un nuovo anno liturgico. Per quanto sappiamo che una data non provoca chissà quali cambiamenti, avvertiamo comunque la possibilità di nuove opportunità, possibili sorprese e nuove pagine da scrivere. La Parola stessa di questa domenica ci annuncia un futuro in cui il Signore verrà tra noi, si leverà come un monte più alto degli altri e avrà la forza di attrarre a sé ciascuno di noi e tutti i popoli. Ecco la grande novità che viene incontro e che tutti aspettiamo: la venuta del Signore e l’incontro con lui. Certo, abbiamo tante attese e speranze per il domani: aspettiamo novità che diano una svolta positiva alla nostra vita, a quella delle persone care, alla società, alla Chiesa, al mondo intero. Il Signore, però, le supera tutte: egli stesso verrà tra noi.
“Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore” (Is 2,3). Nella sua venuta, il Signore porterà con sé la sua Parola, la sua Legge. Egli verrà e avrà un dono da consegnare, capace di trasformare tutto, la nostra vita, anzitutto e il mondo intero. Sarà una relazione capace di dare una rotta nuova alla vita di ciascuno, una Parola capace di farci trasformare le spade in aratri, le lance in falci, la guerra in pace. E potremmo continuare: la violenza in gesti di servizio, la distruzione in costruzione, la rovina in cura reciproca e della casa comune. La Parola entrerà nei cuori e se troverà casa sarà capace di pacificarli, portarli a verità e a sperimentare la misericordia che riconcilia e apre all’amore. La Parola di Dio ha la forza stessa di Dio: nella sua Parola c’è la sua presenza che interviene e offre il dono della vita nuova, della grazia che realizza al meglio ogni dono ricevuto e apre l’umanità alla comunione.
Il Signore verrà ed è venuto nella storia, facendosi uomo in Gesù, ma viene anche ora se noi ci apriamo con fiducia ai doni che già ci ha consegnato. Prendo spunto, allora, da una campagna avviata da tante realtà laiche ed ecclesiali per incoraggiarci a non temere la Parola di Dio, così da entrare già nel suo Avvento, incontrarlo e inoltrarsi nelle sue novità. La campagna si chiama #IOACCOLGO e ha una valenza politica che potremmo anche fare nostra: ci chiede di lasciarci interpellare da tante situazioni di immigrazione che bussano alle nostre porte e di non rimanere indifferenti. Potremmo interessarcene e decidere se aderire. Il titolo, però, potrebbe essere da noi compreso come l’invito ad una scelta più grande ancora, quella, a cui ci chiama oggi il Signore: accogliere lui, la sua venuta, la sua presenza e fare posto alla sua Parola che può trasformare il nostro modo di pensare, il nostro stile di vita, la nostra quotidianità, incidendo nel profondo della nostra vita e della Chiesa la certezza che egli è la nostra salvezza. Come Noé (Mt 24,37ss), anche noi siamo chiamati ad accorgerci della nostra realtà e di quella che ci circonda, una realtà ferita, ma in cui si sta facendo strada la presenza di Dio che viene per portarci la sua salvezza e renderci strumento di salvezza per gli altri.
Quante volte ci ritroviamo alle porte del Natale con le mani vuote, con l’impressione di non aver camminato verso la venuta del Signore. Ascoltiamo il Signore che oggi ci insegna un atteggiamento concreto. Accogliamo la sua Parola: partiamo, anzitutto dalla Scrittura, dal Vangelo e dedichiamo ogni giorno o almeno qualche volta durante la settimana, del tempo a leggerne con calma qualche pagina, mettendoci in preghiera. Rileggiamo alla luce della Scrittura i fatti accaduti durante la giornata o la settimana: lasciamo che il Signore ci aiuti a comprendere il bene ricevuto, il bene fatto e quello che potremmo fare: lasciamo che la sua grazia lavori i nostri cuori, li disarmi da ogni violenza su noi stessi, sugli altri, sulla creazione e li apra all’accoglienza.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea