“La mia salvezza sta per venire”. (Is 56,1)
Uno dei tratti degli adolescenti che talvolta mi sorprende è la scelta delle vie estreme, ma anche contraddittorie. Sulla tavolozza dei colori del loro vocabolario, delle loro emozioni e dei loro pensieri, spesso vi sono soltanto due colori: il bianco e il nero. Il bello, poi, è che talvolta passano con molta facilità dall’uno all’altro colore.
E così, in questi giorni del camposcuola diocesano dei 17/18enni dell’Azione Cattolica, mi ha sorpreso avvertire come talvolta, per molti dei partecipanti, le riflessioni fossero infarcite di tanti “io” o altre parole con il solo riferimento personale, quali “io voglio”, “io posso”,… “la mia libertà”, “le mie scelte”, “le mie passioni”,… Da questo primo colore, però, gli stessi passavano ad un altro: “il gruppo”, “il mio gruppo”, “i miei amici”, “il nostro modo di fare”,… In alcuni momenti assolutizzano se stessi, in altri il gruppo: o bianco o nero.
Come loro, tuttavia, anche noi adulti spesso ragioniamo per assoluti: anche noi a volte assolutizziamo il nostro io, il nostro sentire, il nostro punto di vista, la nostra unicità e altre il gruppo, la famiglia, la comunità, la Chiesa, sottovalutando la singola realtà personale, schiacciando l’individuo, perdendo di vista la persona, con la sua realtà di doni e bisogni, di risorse e limiti.
Non agisce così il Signore. Egli non ragiona per assoluti, per “o o”ma anche con “e e”, senza perdere di vista il bianco e il nero, ma anche gli altri colori: egli usa con creatività e amore tanti colori, tutti i colori. Accade così che è capace di avere a cuore il popolo, di prendersi cura di tutti, ma anche di essere attento alle singole persone, all’individuo: egli sa custodire tutti e ciascuno, senza assolutizzare niente e nessuno, valorizzando ogni realtà buona. E così ha cuore il popolo di Israele, ma anche gli altri popoli, tanto che dice attraverso Isaia: “Condurrò gli stranieri sul mio monte santo” (Is 56,7). Non solo ha a cuore Israele, perché non è “stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 15,24), ma anche la donna che va da lui e gli chiede pietà, perché sua “figlia è ammalata” (Mt 15,22). Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri” (Mt 15,28).
Nell’amore c’è spazio per tanti colori, per me e per gli altri, per un dono e altri doni, per attenzioni che valorizzino la singola persona e l’intero popolo. Il cuore di chi ama è largo e creativo, sa lasciarsi modificare, trovare vie per tanti e non solo per uno, aprirsi a punti di vista diversi, senza arroccarsi su rigidi piedistalli. Questo è l’amore di Dio per noi: ha a cuore me senza tralasciare gli altri, me e il mio popolo, me e tutti i popoli. Questa è la sua gioia che può diventare anche la mia è la nostra: “li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera” (Is 56,6).
– don Silvano, Casa Sant’Andrea