“Lasciate che il grano e la zizzania crescano insieme fino alla mietitura” (Mt 13, 30).
Se c’è oggi un atteggiamento poco diffuso, anche tra i credenti, è quello della pazienza. Come tanti, siamo spesso presi dalla smania della fretta, del tutto e subito o comunque dalla consuetudine alla velocità nel fare le cose e nel portarle a compimento. Chi più chi meno, forti di tante scoperte e invenzioni nonché di una discreta possibilità economica, ci siamo abituati a fare presto, ad avere in poco tempo ciò che ci serve o desideriamo. Basta una carta di credito coperta, qualche clic… e ciò che desideriamo arriva a casa dopo due giorni. Senza tanti distinguo, poi, il meccanismo che ci accompagna nelle scelte spicciole quotidiane, diventa normale anche nella programmazione degli impegni, nella vita lavorativa o pastorale, e soprattutto nelle relazioni e nell’educazione, ma dietro un calendario ci sono sempre delle persone concrete.
La pazienza è quanto mai necessaria per la vita di ciascuno. La fretta impedisce alla natura, al corpo, alle motivazioni interiori, alle relazioni, alla stessa fede… di maturare, di crescere, di esprimersi. Senza pazienza le radici di una pianta non attecchiscono; senza una sana pazienza il bambino non prende fiducia sulle proprie forze e sulla capacità di camminare da solo; senza pazienza il bene non matura e non porta frutto. Senza una dose di evangelica pazienza neppure il Regno di Dio può crescere. Abituati come siamo alla velocità, la pazienza potrà sembrarci una condanna, un duro e indigesto prezzo da pagare perché altrimenti non possiamo fare. Ascoltando Gesù, invece, scopriamo che la pazienza è una buona notizia, è Vangelo. Nella pazienza il buon grano cresce e matura: nel sereno saper aspettare, nella creativa attesa di chi si impegna ma lascia ad ogni cosa il suo corso, noi possiamo sperimentare l’agire di Dio che, come dice la prima lettura, “padrone delle forze giudica con mitezza e ci governa con molta indulgenza” (cfr Sap 12,18). Sì, Dio è il primo paziente, il primo che rispetta i ritmi della crescita, che conoscendo il vero valore e l’autentica forza del bene sul male non teme di aspettare, di attendere che il suo Regno cresca nel mondo e nel cuore delle persone: “Lasciate che il grano e la zizzania crescano insieme fino alla mietitura” (Mt 13, 30). Vivere la pazienza è un grande atto di fede, quindi: significa dare credito più all’agire di Dio, alla sua forza, che alle nostre. Non è la nostra efficienza a dare una piega al mondo, ma la grazia di Dio a cui noi siamo chiamati a collaborare con molta umiltà, dando il meglio di noi, ma sapendo che tutto vive per lui e in lui.
L’invito di Gesù a saper aspettare di togliere la zizzania è molto forte per noi, anche in questo tempo caratterizzato dall’emergenza sanitaria. Quanta fretta abbiamo di tornare a quello che abbiamo sempre fatto, senza cogliere da questo tempo l’opportunità per imparare un modo nuovo, più umano, di vivere l’impegno quotidiano e le relazioni con gli altri, soprattutto con chi sta più indietro. Quanta pretesa di imprimere una svolta alla vita della nostra famiglia, della nostra parrocchia, della società a colpi di azioni forti e incisive. Quanta voglia di estirpare il male, senza accorgersi che l’unico male che possiamo lavorare è quello che ci portiamo dentro. Sì, altro potere non abbiamo se non sulla nostra coscienza, su quello spazio sterminato, ma che a noi spesso sembra poca cosa, che è la nostra interiorità, la nostra persona. Leggo anche così l’invito del padrone del campo ai servi a lasciar crescere grano e zizzania insieme fino al giorno della mietitura. Pensando a noi il tempo che va dallo spuntare dello stelo del grano alla sua mietitura è quello in cui ci è chiesto di preoccuparci meno del male o del bene presente nel mondo e di dedicarci a noi stessi, al lavoro su di noi. Quando il grano ormai diventa grande i contadini non hanno più tanto da fare nel campo, se non aspettare che arrivi il tempo della mietitura: così il credente, mentre vede crescere il male non deve tanto preoccuparsi di toglierlo, bensì accorgersi che anche il bene sta maturando, poi guardarsi dentro e cominciare a migliorare il mondo a partire da sé, con pazienza e fede nella grazia di Dio.
Signore, donaci di gioire con gusto di tutto il bene, piccolo o grande che sia, che ci circonda e abita in noi. Signore, insegnaci la pazienza nei confronti della zizzania che il nemico semina nel nostro mondo. Signore, aiutaci a dare meno attenzione al male che c’è fuori di noi, per far crescere il bene nel mondo anzitutto a partire da noi.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea