“Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5,32).
Di domenica in domenica, il Signore ci raduna attorno a sé: ci parla e ci dona se stesso, facendoci riscoprire Chiesa e nutrendoci per vivere questo dono. È un “mistero grande la Chiesa”. Non è un edificio di pietre, non è soltanto il nome di un gruppo di persone che fanno riferimento al Signore, ma una realtà in cui lui stesso è presente, un corpo formato da diverse membra tutte importanti e necessarie, in cui Cristo si fa servo per la loro unità, per la vita eterna di tutti. Egli ha parole di vita per ogni persona, per ogni discepolo, parole che illuminano, orientano, salvano e chiamano tutti alla comunione con Il Padre.
Nella seconda lettura, San Paolo ci fa comprendere come la famiglia sia un luogo tutto particolare in cui la Chiesa si fa concreta e visibile. Nell’amore tra gli sposi, nel loro donarsi reciproco alla maniera di Cristo, si manifesta il “grande mistero” di Dio, il progetto che lui ha da sempre di un’umanità unita come membra di un un solo corpo insieme a Cristo suo Figlio. Abbiamo tutti esperienza delle fragilità e dei peccati della vita di famiglia, ma anche dell’amore che tanti sposi, genitori e figli sono capaci di compiere quando vivono come Gesù: sono questi miracoli a farci intuire la presenza di Dio nelle famiglie, ad aprire i nostri occhi sulla sua presenza tra noi e sulla possibilità di essere piccole chiese domestiche. Quando nelle nostre case si permette a Cristo di pronunciare anche attraverso di noi “parole di vita eterna” il Mistero grande di Cristo e della Chiesa non è più estraneo o impossibile, ma dono concreto e quotidiano che salva.
In un tempo in cui i giovani sembrano sordi al Signore che li chiama a costruire la propria vita con lui e non sono molti quelli che scelgono la via del Matrimonio, la Parola di oggi offre una chiave di lettura dell’attuale situazione, nonché una luminosa indicazione. Potrà sembrare una contraddizione, ma più che mai oggi il bisogno di protagonismo ci sta allontanando da noi stessi, dalla nostra realizzazione. Soltanto imparando da Dio un giovane può costruire la sua vita: soltanto guardando al mistero grande di Cristo e della Chiesa egli può scoprire il suo posto nel mondo e il modo concreto in cui manifestare l’amore di Dio. Soltanto vivendo la Chiesa, due giovani possono avvertire il desiderio di manifestare Dio nel mondo diventando insieme piccola Chiesa domestica.
Guardando a Cristo e alla Chiesa anche la coppia di sposi e l’intera famiglia trovano luce per la strada da compiere. La famiglia ha futuro lì dove i suoi membri non banalizzano il quotidiano e lo abitano come luogo in cui si manifesta il mistero grande del disegno di Dio, lì dove si donano parole di vita eterna, lì dove l’uno fa di tutto per presentare a Dio una moglie, un marito, un figlio, un genitore… “tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata”, come sempre fa Cristo con la Chiesa.
In questa domenica in cui papa Francesco chiude l’Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, ringraziamo anche noi il Signore per il dono della famiglia che lui chiama all’altissima dignità di essere segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.
Sia il giorno in cui rinnoviamo la vicinanza ai giovani affinché alzino lo sguardo da se stessi e lo rivolgano verso la Chiesa, verso le sue bellezze, ma anche verso le sue rughe, così da sentire l’appello a manifestarne la vera bellezza realizzando una famiglia.
Sia l’occasione in cui in ogni famiglia si rinnova l’impegno del gareggiare a vicenda per il bene dell’altro, per la sua crescita, per il suo essere gradito a Dio più che a se stessi.
– don Andrea e don Silvano