Non essere incredulo, ma credente! (Gv 20,27)
L’esperienza della fede è semplice, ma non è banale e tante volte ci inquieta: ci sono momenti in cui ci risulta spontaneo credere e rivolgerci al Signore, altri in cui non lo sentiamo presente e sorgono in noi tanti dubbi, altri in cui ci sentiamo avvolti dal buio e altri in cui l’abitudine toglie freschezza al nostro rapporto con Dio. Talvolta cadiamo nella tentazione di abbandonare tutto, altre volte invece ci sforziamo di credere, come se la fede fosse frutto di un atto di volontà.
Nel Vangelo di questa domenica il Signore ci fa scoprire che gli sta a cuore questa nostra ricerca. Conosce le nostre debolezze e paure, ma non le rifiuta, piuttosto cerca di portare in noi la sua pace. Come con gli undici discepoli, così con noi il Signore fa più volte il primo passo e viene a cercarci. Mi piace leggere anche così il racconto del Vangelo: Gesù che cerca i discepoli e non una volta soltanto, ma più volte. Cerca anche Tommaso che più degli altri era nel buio della notte. Sì. Come i discepoli anche noi talvolta siamo chiusi alla vita e alla fede, ma Cristo Risorto ci viene a cercare, per far nascere in noi la fede e donarci la pace. Che bello! Non ci abbandona mai, non ci punisce per la nostra debolezza e poca fede, ma ha cura di noi e ci viene a cercare.
Ciascuno di noi potrebbe raccontare delle occasioni, anche piccole, della propria vita in cui sperimentato il buio e la chiusura e la sorpresa della venuta di Gesù. Sarebbe molto utile: ci aiuterebbe ad accogliere Gesù che viene tra noi. Già la Parola di questa domenica, tuttavia, ci suggerisce alcune occasioni in cui possiamo incontrarlo e sperimentare la sua vicinanza, il suo incoraggiamento, la sua pace.
” Anzitutto nel vangelo di oggi scopriamo che c’è un appuntamento settimanale (“Otto giorni dopo…”) a cui Gesù rimane fedele: ogni otto giorno, il primo giorno della settimana, egli ritorna nel cenacolo. Inventa così la domenica, il giorno della Chiesa che sta insieme a Gesù Risorto. Sì. La domenica è un giorno in cui Cristo viene tra noi: non è una nostra creazione la domenica, ma di Cristo. Non è una nostra invenzione la Messa, ma di Cristo e in essa possiamo incontrarlo vivo, presente, incoraggiante.
” C’è poi l’esperienza del perdono, frutto del mandato di Gesù, il perdono (“i peccati, saranno perdonati”) come Sacramento e il perdono quotidiano: il perdono è un Sacramento, ossia un’esperienza di incontro con il Risorto che dona la sua pace, quella vera e profonda.
” C’è poi la fraternità (“erano… un cuore solo e un’anima sola”), quella sincera, priva di falsità, aperta alla condivisione, così come raccontata nella prima lettura: quando facciamo comunità, aprendoci all’incontro, manifestando attenzione verso gli altri, soprattutto i più deboli, Cristo si fa presente tra noi e dona la sua pace.
” E ancora. Gesù sceglie anche la via delle sue piaghe (“guarda le mie mani”). Quando noi tocchiamo le piaghe di qualcuno noi tocchiamo Cristo: le piaghe del corpo e dello spirito di chi incontriamo sono le piaghe di Cristo Risorto. Possiamo rifiutare il povero, il bisognoso, l’ammalato, il debole, ma oltre a mancare umanità perdiamo l’occasione per incontrare Cristo Risorto che viene a farci visita.
“Mio Signore e mio Dio”. Forse oggi riusciamo già a pronunciare queste parole quando ci apriamo al Signore o forse facciamo fatica o addirittura non riusciamo a pronunciarle. Avverrà per tutti, però, il giorno in cui riusciremo ad aprirci alla fede, perché Cristo continuerà a cercare ciascuno di noi!
– don Silvano, Casa Sant’Andrea