Non vorrei essere presuntuoso, ma penso che l’ascolto dei comandamenti possa suscitare reazioni diverse tra noi. qualcuno, forse i più giovani, non provano reazioni particolari, un po’ come quando si chiede loro se conoscono i dieci comandamenti a memoria… e il più delle volte non li sanno ripetere. Altri, forse gli adulti più giovani, provano una certa stizza, quasi a dire ”ancora con queste cose vecchie…”? Altri, infine, forse i più adulti, provano una certa soddisfazione, quasi a dire “finalmente si parla di cose serie, chiare, precise, come una volta”.
In realtà, da sempre, così pure una volta e anche oggi, il Signore ci propone una legge, dei comandamenti: essi non sono né una cosa vecchia, né una cosa alla moda, ma una parte integrante della sua proposta. A tutti il Signore dona il suo amore e a tutti dona una legge, delle strade da percorrere e non come delle decisioni fredde e arbitrarie perché sono che piacciono a lui, ma piuttosto come indicazioni per il bene, il bene comune. Non sono delle indicazioni chiuse, quasi dei perimetri entro cui stare per essere amati dal Signore, per essere graditi a lui, ma delle proposte per il bene nostro e degli altri e un segno che viviamo in comunione con il Signore.
Nel comprendere il valore dei comandamenti e la loro bellezza ci aiuta ascoltare bene come parla il Signore. Nel darci i comandamenti e nel chiederci lo stesso Gesù di osservarli in un modo diverso dagli scribi e dai farisei, i verbi sono sempre al futuro e non alla maniera con cui noi abbiamo imparato a memoria i dieci comandamenti. Il futuro dice qualcosa di diverso dal presente. Il verbo al futuro ci dice che la legge del Signore non si realizza nel momento e basta, ma nel tempo: sono indicazioni che non sono mai concluse, e dureranno quanto dura il tempo, il nostro e del mondo. Osservare i comandamenti non è semplicemente una cosa puntuale, ma un modo di vivere, costante, fedele, un’esperienza che non posso liquidare per sentirmi apposto davanti a Dio e agli altri, ma una continua ricerca del cuore per realizzare la mia vita e costruire il bene. D’altra parte non potrebbe essere diversamente. I comandamenti sono necessari per vivere, per realizzare la mia vita, per custodire la mia persona e quella degli altri, non un modo per far contento Dio, ma un modo di amare che parte dal cuore e che non si ferma all’esteriorità.
Non c’è da essere superficiali, allora, con la Legge del Signore, ma nemmeno da essere rigidi guardiani: la Chiesa non è una dogana chiamata a fare da controllore per verificare chi osserva o no la legge del Signore. Piuttosto essa è chiamata a farla brillare perché molti ne restino affascinati e la seguano, noi per primi.
La parola di oggi, allora, è un invito a conoscere e approfondire la parola di Dio, la Legge del Signore e lo spirito di questa legge. Ci sentiamo provocati a prendere in mano la Bibbia, ad approfondirla, ad approfondire il catechismo della Chiesa, a conoscerlo e a ragionare sulla proposta della Chiesa, senza cadere nella banalità o nella fredda rigidità, a partecipare a quegli incontri che possono aiutarci a conoscere e amare la legge di Dio. Ma una volta conosciuti i comandamenti siamo chiamati anche ad amarli, a gustarli, a coltivare la preghiera e rinnovare l’alleanza con il Signore, riconoscendo che lui è nostro Padre, un padre premuroso che vuole il nostro bene e ci indica la strada per realizzarlo.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea