“Perché si adempisse la parola del Signore” (2Cr 36,22).
«Non è per niente facile, don, ‘sto momento», mi ha detto un giovane in questi giorni, con la faccia scoraggiata: «che progetti puoi fare?». È vero: in tempi come questi, dove la pandemia sembra prevalere su tutto… dove le uniche notizie che giungono in casa sembrano pericoli e incertezza diventa difficile avere fiducia nel futuro. Sembra quasi di trovarsi in un vicolo cieco: anche i nostri problemi quotidiani, le nostre baruffe, i nostri litigi puntigliosi… sembrano venir dopo. E ci si ritrova tristi.
Fermandoci ancora a parlare, io e quel giovane, ci siamo accorti che una lettura di questo tipo della vita non è molto… intelligente. Intelligente… nel senso letterale del termine, visto che, questo termine viene dal latino “intus legere” e significa “leggere dentro”, andare dentro ai fatti, non fermarsi alla superficie. Quanto accade in questo tempo sembra infatti essere letto, eccetto qualche voce, soltanto nei suoi risvolti oscuri e tremendi. Circolano poche riflessioni utili per comprendere quanto viviamo e capaci di offrire delle strade di crescita, di nuova comprensione, di rilancio della vita famigliare, sociale, ecclesiale. Noi stessi, sebbene abbiamo meno occasioni di incontro con gli altri, riempiamo comunque le nostre agende di impegni, di lavoro, di appuntamenti online, spostando il silenzio e la riflessione intelligente ad altri momenti che poi vengono scalzati via da altre cose ritenute più urgenti.
A dirci qual è una lettura intelligente della vita, però, oggi è la Scrittura, la Parola di Dio. La prima lettura, presa dal secondo Libro delle Cronache, ci dice tante notizie: ci offre una pagina molto simile a quella attuale, di notizie date alla TV, alla radio o che troviamo sui giornali. Con una diversità, tuttavia, con una intelligenza in più. Sa leggere dentro alle alte e basse maree della storia la presenza di Dio. Vede la distruzione che ha coinvolto il popolo, vi legge in questa esperienza la responsabilità di Israele che si è abbandonato agli idoli, vede Dio che invia messaggeri al popolo infedele che si allontana da lui, Dio che suscita Ciro, un pagano, e attraverso di lui permette il ritorno del suo popolo dall’esilio, il ritorno a Gerusalemme. Il testo ci fa comprendere che la storia non è nelle mani del caso e nemmeno nelle mani dei violenti: è nelle mani di Dio, un Dio che ha cura di noi, che tiene a noi sino a scomodarsi, sino a venire fra noi. Un Dio che con chiarezza ci mette dinanzi le nostre responsabilità e ci mostra che la distruzione ce la creiamo anche con le nostre mani ma anche un Dio che fa di tutto per salvarci, un Dio che ci ama. Ecco lettura intelligente della vita di cui abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di persone capaci di guardare la storia con gli occhi di chi vi intravvede la presenza di Dio, di chi vi coglie il suo passaggio, il suo fedele agire, di chi intravvede la certezza che, se anche tutto sembra essere avvolto dalla notte, in realtà ci sono degli spiragli di luce, dei motivi per cui sperare.
Una lettura di questo tipo, della vita, della storia, della nostra storia personale ci toglie dallo smarrimento, donandoci la certezza che la nostra esistenza ha valore e non è in balia del caso: questa lettura toglie da noi la tristezza, lo scoraggiamento e ci rende persone più coraggiose, liete ci direbbe la liturgia di questa quarta domenica di Quaresima detta in laetare, anche se tutto attorno sembra essere motivo di tristezza. Sembra contradditorio: nel mondo sono presenti pressanti problemi e noi stessi sperimentiamo una tremenda fragilità eppure la speranza non può venire meno. Una lettura carica di sapienza come quella della prima lettura può cambiarci dentro, cambiare i nostri sentimenti e renderci ancora persone di speranza e aprirci non ad una gioia euforica, vuota, banale… ma alla letizia di chi sa che la sua storia è sicura, è nelle mani di Dio e trasformarsi in coraggio di osare, progettare, investire nel futuro anche se tutto attorno sembra frenare, appesantire il cuore.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea