Di Luigino Bruni
Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; … è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo.
Italo Calvino, Le città invisibili, Introduzione
La corruzione dei giusti è diversa da quella dei malvagi. C’è una corruzione di chi, per molte ragioni (e non tutte colpevoli) è sempre vissuto circondato da malvagità. È cresciuto con un cuore coltivato da pensieri e azioni cattive che hanno soverchiato i sentimenti buoni e veri che albergano in tutti i cuori umani.