“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” – Terza domenica di Avvento, Anno A

#IOACCOLGO… LA FEDE FRAGILE

È piuttosto breve il tempo di Avvento: si risolve in poche settimane. Quasi senza accorgersene ci si ritrova a vivere il mistero del Natale! La liturgia della Parola tuttavia, ci fa compiere un percorso, scandisce le settimane e svela i passaggi profondi della vita, annunciando una buona notizia per il nostro oggi, ma anche per il domani, quando sperimenteremo dei passaggi simili a quelli della storia, nel lungo attendere la venuta di Cristo.

Nel vivere l’Avvento del Signore è probabile non manchino momenti di sconforto e di crisi, passaggi in cui la fede viene messa alla prova. È l’esperienza che vive anche Giovanni Battista e leggiamo nel Vangelo di questa domenica. Come il popolo al tempo dell’esilio egli si trova messo da parte, lontano dalla vita della comunità, rinchiuso in un carcere che, come oggi e molto più di oggi, non era certo un ambiente confortevole e piacevole. Egli si aspettava la liberazione dei prigionieri, ma non vede realizzarsi questo annuncio del Signore e si chiede se Gesù sia davvero il Messia: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,3). Come non sentire nella sua tragica domanda le domande di tanti che sentono ingiusta la situazione in cui si trovano e chiedono a Dio di capire e di intervenire? Come non avvertire nella sua domanda l’angoscia di tanti credenti che faticano ad accettare la loro malattia, i conflitti in cui sono stati trascinati, le ingiustizie della vita e degli altri? Noi e le nostre comunità, avvertiamo, talvolta, venire meno la luce sul nostro cammino, la chiarezza della fede, le certezze del Vangelo e allora chiediamo a Gesù con forza se possiamo o meno aspettare da lui delle risposte. Come tanti santi, ad esempio San Giovanni della Croce, di cui si fa memoria in questi giorni, viviamo il buio della notte oscura, del non senso, del silenzio di Dio, dell’andare a tentoni. Come il popolo in esilio avvertiamo “le mani fiacche,… le ginocchia vacillanti… il cuore smarrito” (Is 35,3-4).

Come vivere questi momenti, quale saggezza esprimere in questi tornati della vita? La Parola stessa di questa domenica ci offre delle dritte per accogliere anche la fatica della fede.

Anzitutto ci chiede di cambiare sguardo, di guardare diversamente la realtà, per cercare il compimento delle promesse non solo nella nostra piccola vicenda, ma anche fuori, nella vita degli altri. Sebbene Giovanni non venga liberato dal carcere, fuori da lì “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” (Mt 11,5), come dire che il Signore è presente e agisce, il suo agire è libero e non è ostentato: egli agisce come e dove vuole e non si impone con la forza dell’evidenza. Qualcuno potrà obiettare che in questo modo egli è Messia per gli altri e non per Giovanni e quanti, come lui, per sono nel buio… Ed ecco altre parole di Gesù: “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!” (Mt 11,6). Egli rivela che la beatitudine non è solo nel trovare il compimento delle proprie attese, ma soprattutto nell’accogliere lui, nel fare posto alla sua persona diversa da come lo vorremmo o ce lo saremmo aspettati: egli non è un ostacolo per la vita! Infine, anche la seconda lettura di questa domenica ha una parola da dire al credente che vive la prova del buio della fede: “siate costanti…, rinfrancate i vostri cuori” (Gc 5,8). Nella parola “costanza” scelta dall’apostolo Giacomo, c’è l’invito ad avere un cuore largo, dilatato, non rigido, accogliente, fino alla venuta del Signore, al suo arrivare alla fine dei tempi, ma anche al suo arrivare con il dono della Grazia che riporta senso, luce per la strada da percorrere e coraggio per affrontarla nonostante tutto.

Facciamo tesoro della Parola di questa domenica, anche se non ci sentiamo interpellati direttamente perché il periodo che viviamo è sereno e ci vede entusiasti. Se siamo nella fatica della fede cerchiamo di aprire con fiducia il cuore al Signore e alla sua parola, dilatiamolo perché possano trovare posto dentro di noi anche le fatiche, i dubbi, il buio, certi che il Signore non ci abbandona e ha anche per noi la beatitudine di vedere altri compimenti delle sue promesse. Se siamo nella pace della fede, facciamoci solidali con chi è carico di domande: mettiamoci al loro fianco e portiamo al Signore le fatiche di quanti ci mandano a dire a Gesù se è lui “colui che deve venire” (Mt 11,3), “perché la venuta del Signore è vicina” (Gc 5,8).

– don Silvano, Casa Sant’Andrea

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