“Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria” (Mt 25,31).
Nella Parola che viene donata alla Chiesa in questa domenica vediamo il Signore assumere due atteggiamenti: cammina e sta seduto. Nella prima lettura, come ogni buon pastore, è in movimento, esce all’aperto, tra le colline e le montagne, per portare al pascolo le pecore, sempre attento a prendersi cura delle più fragili. Nel Vangelo, invece, sta seduto, come re che esercita il suo giudizio, ma anche come attento ascoltatore, pronto ad accogliere le persone che tornano a lui. Riconosciamo in questi tratti quelli che il Signore continua ad assumere anche con noi. Egli sa stare seduto con noi, se necessario, come anche mettersi in movimento e camminare al nostro fianco, innanzi a noi, dietro di noi, come presenza sicura.
In questi suoi atteggiamenti riconosciamo anche due chiamate per noi.
Egli ci chiama sia al cammino che alla sosta: ci chiama a questi due momenti vitali, necessari come i due movimenti del cuore.
Anche noi siamo chiamati a coltivare la sosta, la pausa, il silenzio che si fa ascolto e giudizio, ossia discernimento della sua Parola. Forse siamo un po’ a digiuno di queste fermate, di questo stare seduti per dare attenzione alla vita, ai fatti che ci accadono, agli incontri che facciamo, ai segni dei tempi che contraddistinguono il nostro cammino. Il discernimento della volontà di Dio, tuttavia, è necessario se vogliamo realizzare la nostra vita, se non la vogliamo lasciare andare allo sbaraglio, ma guidare illuminati dalla Parola.
Siamo pure chiamati, però, al movimento, a metterci in cammino, ossia a compiere le nostre scelte quotidiane alla luce del discernimento, alla luce di quella Parola che abbiamo ascoltato da Dio. Com’è difficile scegliere: a volte sembra più facile e immediato scegliere di non scegliere, seguire la corrente del fiume, la moda, il gruppo, la voce più grossa. Ma queste scelte non fanno per noi, non sono alla nostra altezza. Noi siamo a immagine e somiglianza del pastore, che come un re esce a pascolare il gregge, ossia assumendosi le proprie responsabilità, prendendosi cura degli altri, donando loro la propria vita, le proprie energie.
Al termine di un anno liturgico è questo il re che la liturgia ci pone innanzi e ci presenta come Maestro di vita. È a lui che siamo chiamati a rivolgere il nostro sguardo, la nostra attenzione, ed è a lui che siamo chiamati a conformare la nostra vita. Siamo chiamati come il Signore ad alternare tempi di movimento ad altri di sosta, tempi di attività e impegno ad altri di sosta e discernimento delle scelte da compiere.
Come non pensare in questa domenica ai giovani che iniziano il Gruppo vocazionale diocesano e il percorso Viaggiare per condividere? Sosteniamoli con la nostra preghiera, affinché vivano questa sosta come rilancio della propria vita, come cantiere in cui prende forma il loro andare e mettersi in cammino nella città degli uomini.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea