“Erano stupiti del suo insegnamento” (Mc 1,22).
Le parole che sentiamo non hanno tutte lo stesso effetto in noi: alcune le ascoltiamo più volentieri, altre le sopportiamo, altre le udiamo soltanto come un brusio di sottofondo. Molto dipende da che cosa uno ci dice, ma anche dal modo con cui comunica, dal tono di voce, dai gesti che fa, dallo sguardo… Soprattutto molto dipende dal percepire o meno convinzione e verità nella persona che parla. Insomma: l’ascolto dipende anche da chi parla, dal suo vivere o meno ciò che dice.
Anche al tempo di Gesù era così e anche al suo tempo era impegnativo ascoltare: c’era chi si faceva ascoltare volentieri come anche chi non riusciva a incidere nel cuore delle persone. Ecco perché le parole di Gesù creano stupore: egli parla diversamente da tutti gli altri, dagli altri maestri del suo tempo. Non parla anzitutto di leggi e norme, non insegna una dottrina, ma parla con autorità, ossia parla alla vita, va incontro ai bisogni profondi delle persone. Non solo: ha una parola vera, capace di trasformare la realtà, una parola capace di ridare libertà anche a chi è posseduto dal male.
Gesù parlava e parla con autorità, ma noi sappiamo stupirci di lui? Riusciamo ad ascoltarlo quando ci parla? Lui parla e agisce nei cuori con il suo Spirito, ma abbiamo anche bisogno di metterci nelle condizioni necessarie per ascoltarlo veramente. A volte diamo per scontato che il nostro modo di ascoltare il Signore vada bene, ma tutti corriamo i rischi dell’abitudine, della tiepidezza, della superficialità che non permette al Regno di Dio crescere in noi e attraverso di noi. Consapevole di questo, lungo i secoli la Chiesa ha sempre cercato di valorizzare la Scrittura, luogo privilegiato in cui possiamo ascoltare la parola di Dio, durante la liturgia, ma anche in altri momenti. Schiere di monaci, e negli ultimi anni anche tantissimi laici, hanno preso in mano la Scrittura per leggerla, studiarla e farla diventare preghiera. Come loro, possiamo farlo anche noi. Probabilmente abbiamo tutti la Bibbia o i Vangeli a casa: perché non prenderli in mano e darci un ritmo di lettura, magari leggendo un paragrafo al giorno di un vangelo, cercando di capire il testo, di farlo diventare preghiera e impegno concreto? Fra le tante parole della giornata, allora, ne troveremmo alcune capaci di segnare la nostra vita e di darle direzione! È un’esperienza che possiamo vivere per conto nostro, ma anche assieme, in chiesa ma anche nelle case, come hanno fatto tanti giovani in questi mesi coi gruppi sinodali.
“Erano stupiti del suo insegnamento”, si dice dei contemporanei di Gesù, ma lo stesso si potrebbe dire anche di noi, se realmente ascoltassimo il Signore: anche noi potremmo essere stupiti da Gesù se gli permettessimo di parlarci e lo ascoltassimo in profondità. Cominciamo col dare veramente ascolto al Signore durante la Liturgia, vivendo in modo autentico i gesti e i doni che essa ci offre. Il nostro sederci ci aiuti a metterci in ascolto: il nostro alzarci esprima il nostro desiderio di mettere in pratica la Parola; il segno di croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore ci aiutino a vivere pienamente coinvolti l’ascolto del Signore. Non manchino poi dei momenti quotidiani di frequentazione della Bibbia, dei momenti in cui sostiamo con la Scrittura in mano. Non solo: non manchino momenti in cui lasciamo da parte le parole della TV, della radio, di internet, dei telefonini, delle riviste,… così da diventare più attenti alle parole vere e alla Parola di Dio che continuamente ci chiama.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea