«Voi siete!» – Quinta domenica del Tempo Ordinario, anno A

«Voi siete!» (Mt 5,13)

Spesse volte, da più parti e in modi diversi, ci viene detto lo stesso messaggio: «Così come siete, così come sei non vai bene; devi cambiare!». Per essere una persona “ok” devi avere quel tipo di macchina, una particolare taglia, un certo linguaggio e stile di vita,… Noi adulti e gli stessi genitori, a volte contribuiamo a inviare questo messaggio: quante volte valutiamo gli altri, i giovani, i figli, in base ad una perfezione che ci sembra di vedere o non vedere in loro, in base al voto dell’ultimo esame, alla bravura sportiva o ad altri parametri che ci portiamo dentro. Sembra facciamo davvero fatica a riconoscere l’altro per quello che è. Non solo: anche nei nostri confronti, spesso, usiamo uno stile di continua misura delle nostre capacità, del nostro essere o meno all’altezza, finendo con l’idealizzare noi stessi, credendoci chissà chi, o con il cadere nella tristezza, perché ci sentiamo continuamente inadeguati.

Tra queste voci, oggi, se ne distingue una, che risuona in modo molto diverso. Guardando i suoi discepoli e guardando noi, Gesù ci dice: «Voi siete!»; «Voi siete sale, voi siete luce!» (cf. Mt 5,13; 5,14). Usa proprio il presente indicativo, senza aggiungere alcun “se”. Non dice: “voi dovete essere, sforzatevi di diventare”, ma “voi siete già” sale e luce. La sua Parola ci assicura che in qualche modo misterioso, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, abbiamo sapore e siamo luce. Egli non vede anzitutto ciò che ancora non siamo o non abbiamo raggiunto, ma anzitutto ciò che siamo, la nostra identità profonda, ossia ci riconosce per la nostra vera identità, quella più autentica. Non è come tanti o come noi stessi che facciamo fatica ad accettare noi o le altre persone per quello che sono: egli anzitutto vede la verità dei discepoli e di noi e su questa fonda le nostre responsabilità, senza pretese inutili, valorizzando quello che c’è e riconoscendo l’opera di Dio in noi sempre e comunque.

Finalmente si è fatta sentire una voce così, diversa da tutte le altre che ci chiedono di essere diversi e migliori o ci compiacciono per paura di dirci la verità, per cui c’è chi è sempre scontento di noi o chi fa finta di non vedere i nostri limiti per non perdere la nostra simpatia. Gesù oggi ci dice una parola vera, autentica, che svela chi siamo oltre le apparenze. Sembra guardarci con infinita tenerezza, con occhi che vedono in profondità e dirci “non fermarti alla superficie, ma cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale”. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità. È di sguardi come questi che noi abbiamo bisogno per vivere e che possiamo far crescere l’umanità nuova, dove il sale dà sapore e la luce illumina. E di sguardi come questi noi possiamo darne anche noi.

  • Anzitutto a noi stessi, imparando a guardarci con verità, chiamando per nome i nostri pregi e i nostri difetti, anche i nostri peccati, ma con rispetto, cercando di accettarci per quello che siamo, di riconoscerci, di darci fiducia per affrontare il tremendo quotidiano.
  • Ma anche agli altri, smontando le nostre pretese indebite, le nostre richieste fuori portata, avanzate solo per un nostro piacere, per avere dagli altri quello che magari noi non abbiamo ottenuto da noi stessi.
  • Soprattutto è lo sguardo su Cristo ciò di cui abbiamo bisogno, lo sguardo su di lui che ci ama da sempre e sempre, aldilà della nostra fedeltà e bravura, con un amore gratuito e generoso, uno sguardo che possiamo anche sostenere con fiducia e avvertire su di noi nella preghiera, nell’ascolto della sua parola, nell’amore fraterno e nel silenzio della nostra coscienza

Il Signore ci ama e amarci, per lui, significa anche riconoscerci, farci posto per quello che siamo, valorizzarci. Impariamo da Gesù, oggi, a guardare con occhi che sanno andare in profondità e vedere la verità delle persone, i loro bisogni più profondi, le loro capacità, i loro limiti, la loro dignità, soprattutto la loro dignità di figli di Dio. E insieme, così come siamo, collaboriamo con tanta fiducia e con tutti per dare gloria al Padre nostro che è nei cieli.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea

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