«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11).
La Parola di questa domenica ci offre una buona notizia, ma ci rivela pure il segreto per poterla sperimentare. La buona notizia è che Gesù, il figlio incontrato nel Natale, è il figlio amato del Padre e che in lui ogni persona è chiamata a diventare la figlia amata di Dio. Vi è poi una proposta di cammino, un percorso suggerito per accedere ad accogliere il Figlio di Dio e sperimentare il dono della relazione di figlio con Dio Padre.
La prima lettura mette in luce la nostra sete interiore, sete di affetto e realizzazione, sete di dignità e libertà, di pienezza a cui talvolta rispondiamo prendendo acqua da una fontana qualsiasi, oppure acqua a buon mercato o a portata di mano, acqua che qualcuno ci fa credere essere buona, ma che a lungo andare ci fa sentire una sete ancora più profonda e bruciante. Questa sete, se ascoltata in verità, ci indica che l’acqua non è soltanto fuori di noi, ma anche dentro la nostra persona: ci indica nell’interiorità il terreno in cui inoltrarsi per trovare l’acqua di cui abbiamo necessità per vivere. Non ci realizziamo, infatti, grazie alle cose che abbiamo, al potere che esercitiamo su qualcuno: non diventiamo felici se abbiamo successo, se abbiamo il consenso degli altri o inseguiamo l’esteriorità. La pienezza della vita ci viene dalla scoperta delle ragioni che abitano in noi, dalla costruzione di motivazioni interiori solide, da una spinta che da dentro ci porta al largo, verso gli altri, verso il l’impegno, verso il dono: è dentro di noi che possiamo trovare la spinta all’incontro, all’impegno, alla creatività, all’amore vero.
Una sana vita interiore, però, pur arrivati a questa terra che abita nel segreto della nostra persona, non è ancora completa. La nostra sete, se la ascoltiamo sul serio, addentrandoci nel silenzio e nella solitudine che ci porta a fare i conti con noi stessi, ma anche con il mistero profondo della vita, ci fa incontrare la sorgente ultima, da cui sgorga continuamente e abbondantemente amore: un’autentica vita interiore ci fa avvicinare al Signore. Arriviamo così a scoprire, desiderare e coltivare la vita spirituale, la vita che è dono di Dio, del suo Spirito e che, accolta nei Sacramenti, fa sgorgare la preghiera fiduciosa, la speranza che non vacilla, l’impegno e il dono alla maniera di Gesù. Vivere è un dono che inizia dentro di noi, in un terreno che va oltre la nostra interiorità, lì dove abita il Signore, lì dove siamo innestati in Gesù.
Nel battesimo siamo diventati figli di Dio in Gesù e abbiamo scoperto che sempre, senza sosta, il Padre esce dai cieli per dirci: «Tu sei il Figlio mio, l’amato» (Mc 1,11). Diamo ascolto a questa voce che disseta radicalmente: essa non parla solo fuori di noi, nelle tante realtà esteriori in cui ci immergiamo ogni giorno, ma anzitutto dentro di noi e ci dona la gioia di vivere, la fiducia per camminare nel mondo, la libertà di incontrare gli altri nel nome di Gesù.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea