COME SE VEDESSERO L’INVISIBILE
“Per chi sono io?” è la domanda che più volte papa Francesco ha consegnato ai giovani in questi anni, provocandoli ad ascoltare la propria interiorità e la realtà che li circonda. Ogni persona è, anzitutto, per qualcuno, ossia una possibile risposta alla domanda di altri, al loro desiderio ed è solo vivendo per qualcuno che il cuore trova pienezza. Ogni persona, più profondamente, “è per Dio ed è inquieta finché non riposa in lui” (Agostino, Le Confessioni, I,1,1). Aiutare i giovani e i ragazzi a comprendere “per chi” possono vivere è offrire loro il servizio più importante, l’aiuto fondamentale alla loro crescita.
Questo servizio è quanto l’annuale Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni viene a sollecitare in ogni comunità cristiana, provocandola a interrogarsi sul contributo che offre al cammino dei propri ragazzi e giovani e sullo stile con cui li accompagna. Grata per le esperienze dei Sinodi diocesano e dei vescovi da poco conclusi, ogni comunità cristiana oggi è chiamata più che mai a farsi compagna di strada dei giovani per condividere con loro le piccole e grandi domande della vita e le briciole di risposta maturate nel tempo, facendo trasparire Colui per cui si impegna e si dà da fare. “Come se vedessero l’invisibile” (Evangelii gaudium 150), slogan di questa 56a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, è un invito ad essere credenti capaci di ad andare oltre le apparenze, attenti a riconoscere che la storia, i fatti, gli incontri, le persone, quella «marea un po’ caotica» (EG 87) che è la vita possono essere i luoghi nei quali riconoscere il compiersi del Regno di Dio, in mezzo a ciò che non lo è (Mt 13,25-29). I ragazzi e i giovani non hanno bisogno anzitutto di risposte per orientare la propria vita, ma di credenti che hanno lanciato il cuore oltre l’apparenza, che lo hanno agganciato all’Invisibile che sta dentro e oltre la realtà, Gesù Risorto. È questo vivere profondo che può incoraggiarli a cercare il Signore e ad ascoltare la propria chiamata al matrimonio, alla consacrazione religiosa, al ministero ordinato o al servizio a tempo pieno per gli altri.
Se abbiamo a cuore i ragazzi e i giovani, mettiamoci in cammino per essere credenti capaci di fidarsi dell’Invisibile (Eb 11,27). Rinnoviamo la nostra fede e la nostra testimonianza e impegniamoci insieme ai giovani in quei servizi che sono risposta alla parola di Dio che ci interpella attraverso la realtà. Invochiamo dal Signore, senza stancarci, il dono di “operai per la sua messe” (Lc 10,2).
don Silvano Trincanato,
direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle vocazioni