“Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui” (Lc 2,40)
di Tommaso Bolognesi
Questo versetto del vangelo di Luca ci porta questa sera ad affidare al Signore tutti coloro che nella loro vita svolgono una funzione educativa di bambini, ragazzi e giovani. Nonostante non si smetta mai di imparare nella vita, ciò che ci viene insegnato nei primi anni della vita forma il nostro essere individui nel mondo e quindi di fondamentale importanza. Per questo, quando i genitori decidono di diventare tali devono assumersi questa responsabilità nei confronti dei figli con la consapevolezza che comunque starà a loro accogliere i loro insegnamenti. Penso quindi che il “si” di Maria, così come quello di Giuseppe siano stati molto impegnativi, perché sapevano che avrebbero dovuto prendersi cura di un bambino che non era solo loro figlio e che in futuro avrebbe seguito la volontà di Dio. Lo hanno visto crescere e fortificarsi, una delle paure più grande per un genitore perché quel rapporto di dipendenza che ha con il bambino o ragazzo lo fa sentire tranquillo.
I miei genitori sono stati per me testimoni della fede e esempi da seguire su come si fa a stare al mondo. Per cui penso di avergli dato più di qualche preoccupazione quando hanno capito che ero abbastanza grande e forte per compiere i primi veri passi nella società perché sono certo di aver vissuto esperienze e fatto scelte che non erano assolutamente necessarie per la mia vita, probabilmente anche sbagliate, ma grazie all’educazione che sono riusciti a trasmettermi sono riuscito a capire cosa sbagliavo e cosa facevo giusto, ovviamente con i miei tempi e spesso dovendoci sbattere il naso prima di ammettere le mie colpe. Mi sento infatti sicuro di dire che se ora sono a casa sant’Andrea non è perché sono stato spinto dai miei genitori, anzi, ma perché il loro essere cristiani e educatori mi hanno portato a interrogarmi, a mettermi in gioco e farmi accompagnare anche spiritualmente, fino a comprendere che il presbiterato poteva essere una strada per la mia vita.
Nella mia vita di fede ci sono stati sicuramente momenti di totale sconforto e talvolta anche rifiuto. Ciò che mi ha tenuto legato a un percorso di fede e mi ha fatto riscoprire quel Gesù che non riuscivo più a vedere come quando avevo gli occhi di un bambino, è stato il mio ruolo di educatore di azione cattolica nella mia parrocchia. Non ero sicuramente la guida saggia e sicura che serviva a i bambini e ragazzi che ho seguito ma per fortuna i miei educatori, parroci e genitori lo erano per me e mi hanno aiutato almeno a cercare di esserlo per loro. Qualche anno fa concludevo il percorso di educatore con dei ragazzi di terza media, convinto che li avrei accompagnati anche l’anno successivo diventando educatore dei giovanissimi. Mi è stato invece riferito che si erano proposti per ricominciare dei giovani con più esperienza di me e dei miei coeducatori e che per noi era meglio aspettare un altro anno. Non la presi benissimo. Solo due anni dopo vedendo come erano cresciuti “i miei ragazzi” ho capito che non sarei mai stato in grado di essere una guida giusta per loro. Fare quel passo indietro quando qualcuno di più saggio te lo chiede, o quello dei genitori che hanno i figli abbastanza forti da fare da soli, è difficilissimo perché siamo tutti abituati a fidarci troppo di noi stessi. Dobbiamo invece tutti abituarci a fidarci di chi abbiamo intorno per imparare ad affidarci al Signore, perché sentirsi abitati da Lui è ciò che ci rende educatori di noi stessi.