“Dio ha tanto amato il mondo” (Gv 3,16)
Dio è amore! È questa la grande notizia che la Parola di questa domenica e la Solennità che celebriamo riportano oggi nella Chiesa e in ciascuno di noi. Nella prima lettura è Dio stesso, avvicinandosi a Mosè sul monte, a dirci che egli è “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es 34,6) e nel Vangelo ci viene fatto conoscere da Gesù che Dio ama così “tanto il mondo da dare il Figlio perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (cfr Gv 3,16-17). Un amore così, impensabile umanamente, non può lasciare indifferenti ed ecco che San Paolo ci chiama a vivere questa stessa perfezione, sino ad “avere gli stessi sentimenti” gli uni degli altri (cfr 2Cor 13,11). Questa stessa parola e la festa di oggi, inoltre, ci annunciano che questo amore che ci ha raggiunto e coinvolti è trinitario. Dio è uno ma il Padre e il Figlio sono due persone distinte e tra loro vive lo Spirito dell’amore; tra il Padre e il Figlio c’è un legame che non si spezza mai, eppure il Figlio è inviato, esce dalla casa del Padre, viene tra noi e ci fa conoscere se stesso. Il Padre e il Figlio vivono una relazione profondissima ma libera che permette al loro amore di andare oltre loro due, portando vita nell’universo, fino a noi. L’amore di Dio genera vita, libera lo Spirito nell’universo e noi ne siamo un segno, il segno più desiderato da Dio.
Com’è bella la notizia che Dio è amore: non ci si stanca mai a sostare in essa. È un annuncio che libera, che fa sperimentare la pace del cuore e ci chiama a una relazione nuova con Dio. È un annuncio che vuole entrare nel nostro modo di pensare il Signore e di vivere il rapporto con lui, anzitutto. Più volte nei mesi scorsi abbiamo sentito citare Dio a motivo dell’emergenza sanitaria: chi lo invocava nella certezza della sua fedeltà e della sua cura, chi ostentava una fede miracolistica, chi ha coltivato una certa indifferenza come se lui non potesse far nulla per chi soffre, chi è arrivato addirittura a vedere nel Covid una sua punizione. E noi? Quale Dio abbiamo pensato e quale abbiamo invocato? Il senso del limite e l’aver sfiorato la morte, quale rapporto con Dio hanno smosso? L’annuncio di oggi viene a rischiarare i nostri pensieri e le immagini che ci facciamo di Dio e ci incoraggia ad accoglierlo come colui che ci viene a cercare e si avvicina come alleato nel bene, come colui che condivide sino in fondo la nostra vita, accompagnandoci sempre, anche quando lottiamo con il Coronavirus o con la malattia, con l’ingiustizia o con l’egoismo. Siamo sinceri: ci sono ancora tracce nella nostra persona di Dio come un lontano e severo da affascinare e imbonire. Sono immagini che tolgono respiro alla fede e rendono il cuore triste e impaurito e Dio oggi vuole sciogliere ogni inutile paura.
Accogliamo l’invito di questa domenica alla fede, una fede nuova, ossia in Dio che è amore e Trinità. Non dobbiamo fare nulla, non ci sono cose da fare in più, opere buone da realizzare, precetti a cui obbedire, ma un disarmante lasciarsi avvicinare come Mosé sul monte dal Signore, lasciarsi poi toccare dal suo Spirito che è amore e poi abbandonarsi a uno stile fraterno dove c’è posto per il tendere allo stesso amore, per l’incoraggiamento reciproco, per il fare nostri i sentimenti degli altri, per il vivere in pace. Sarà questa la nostra riconoscente risposta all’amore di Dio per noi!
– don Silvano, Casa Sant’Andrea