“Subito” (Mc 1,18).
C’è aria di urgenza nei testi che la Liturgia della Parola ci consegna in questa domenica. Dio – nella prima lettura – si rivolge a Giona con alcuni imperativi, affidandogli l’incarico di chiamare a conversione la città di Ninive prima che sia troppo tardi. San Paolo – nella seconda lettura – esorta i cristiani di Corinto a concentrarsi sull’essenziale, perché “il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29). Infine, le prime parole che Gesù pronuncia apertamente sono ancora degli imperativi che chiedono la conversione e la fede. Non c’è che dire: la parola di oggi ci provoca fortemente a darci da fare per qualcosa che il Signore considera necessario.
Ma che cosa è veramente necessario e urgente? Per che cosa spendere le nostre energie con fiducia?
Avvertiamo urgente l’impegno comune, sanitario e politico per liberarci dalla pandemia, per ritrovare una serenità sociale ed economica come pure il diffondersi di una cultura di pace e di giustizia. Avvertiamo la necessità di far crescere la fede nelle comunità cristiane e nei più giovani, come pure, viene a dirci la Chiesa in questi giorni, di essere più attenti e docili alla parola di Dio e di pregare per l’unità fra tutti i cristiani. Accanto a queste, poi, ciascuno, ogni famiglia, ogni realtà ha le proprie necessità, dei bisogni che sente fondamentali, prioritari. Da parte sua il Signore viene a dirci che l’unica cosa davvero urgente è deciderci per lui, accogliere con fede la sua presenza e la sua parola, vivere in comunione con lui, fare popolo insieme a lui. Quale urgenza, allora, sostenere? È più urgente occuparci delle cose noi sentiamo importanti o di quelle che il Signore ci dice essere importanti?
Nella fede sappiamo che ha più valore il pensiero di Dio ma non va da sé che riconosciamo questa prospettiva come la migliore. A volte vorremmo fare un braccio di ferro con lui e fargli vedere che il nostro punto di vista è quello migliore: “D’accordo, Signore: è importante la fede, è importante il tuo Regno ma risolvi prima le nostre battaglie: prenditi cura di noi, anzitutto”. La Parola di Dio viene oggi a smascherare un equivoco. Le priorità di Dio non sono diverse dalle sane e buone priorità nostre, della Chiesa e del mondo, dalle urgenze che noi siamo chiamati a considerare. Le sue priorità sono le nostre: egli è Dio per noi, che ci vuole vivi, salvi, e conosce ciò di cui abbiamo davvero bisogno oggi. Ed ecco che ci indica una via diversa per la salvezza. Egli ci chiama ad affrontare ogni cosa con lui, a scegliere anzitutto la sua persona, ogni giorno, per affrontare insieme il cammino arduo e ricco di opportunità della vita. In Gesù “il tempo è compiuto” (Mc 1,15). Non c’è più nessuno da aspettare, più nulla da preparare: ogni attesa di Israele e nostra è giunta a compimento nella sua persona. È lui l’urgenza da vivere, da accogliere: è l’incontro con lui, Figlio di Dio tra noi, la vera urgenza per la nostra vita di oggi e di domani, nella certezza che egli non è lontano ma “vicino” ed è “Vangelo” (Mc 1,15), ossia parola buona e bella per la nostra vita da ascoltare e vivere.
Questo cambio di prospettiva lo vediamo con chiarezza nei primi discepoli. Passa Gesù lungo il lago di Galilea: vede Simone e Andrea, li chiama seguirlo e subito essi lasciano tutto e lo seguono. Vede Giacomo e Giovanni: subito li chiama ed essi lasciano tutto, anche il padre, e vanno dietro a lui. Fino a quel momento le loro urgenze erano i legami familiari e la pesca per vivere. Ora si concentrano su un’altra urgenza: incontrano Gesù, mettono lui al primo posto e lo seguono, certi che questa scelta offre un domani, apre alla vita, al futuro: «Vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Seguire il Signore non significa entrare in un vicolo cieco ma mettersi su una strada aperta, carica di vita e di incontri, nella misura in cui ci si fida di lui che “ci farà diventare pescatori di uomini”. Lasciamoci coinvolgere da quel “subito” (Mc 1,18 e 20) che annota l’evangelista sia nel sottolineare la risposta di Simone e Andrea sia la chiamata di Gesù agli altri due discepoli. Fidiamoci della Parola di Dio e seguiamo il Signore: è la fede in lui il caso serio della vita.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea