“Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore” (Ger 31,33).
In più occasioni e in più modi il Signore ha cercato lungo la storia di stringere un’amicizia con l’umanità: ne sono memoria Noè, Abramo, Mosé, …Ciro di Persia, tutti protagonisti della Storia della Salvezza che abbiamo incontrato finora nelle domeniche di Quaresima. Solo durante l’esperienza dell’esilio in terra straniera, a Babilonia, Israele si è reso conto che quest’amicizia era davvero importante e che se voleva custodirla doveva ripartire dal cuore. È questo il messaggio forte, carico di consolazione ma anche di radicalità che ci consegna oggi il Signore attraverso il profeta Geremia.
Ripartire dal cuore.
La relazione di Israele e nostra con il Signore per essere vera e solida nel tempo deve partire da questo luogo nascosto e da questo organo che lavora fedelmente. È nella stanza segreta e silenziosa della nostra intimità che può maturare una vera amicizia con Dio. Il suo amore lo possiamo sperimentare se privilegiamo il silenzio della nostra camera, come ci diceva il vangelo del mercoledì delle ceneri (Mt 6,6), se gli permettiamo di entrare e di farsi spazio nei nostri segreti, nei nostri sogni e desideri, nei nostri bisogni più profondi, nelle nostre paure, nelle nostre fragilità, nel nostro peccato. A poco servono le grandi occasioni o i fuochi di paglia per vivere l’amicizia con Dio: la nostra amicizia con il Signore ha piuttosto bisogno che ci lasciamo incontrare e amare da lui fedelmente, giorno dopo giorno, con semplicità e fiducia, certi della sua presenza e della sua disponibilità.
Ripartire dal cuore.
Non significa smettere di pensare e di approfondire la fede per dare spazio solo alle emozioni, a ciò che sentiamo dentro di noi. Il cuore per Israele, per la Bibbia, non è solo un muscolo e nemmeno soltanto il luogo da cui nascono i nostri affetti ma il centro di tutta la nostra persona, la sede oltre che del sentimento anche della volontà e della memoria, il luogo da cui partono i progetti e le scelte della vita, il centro propulsore della persona. Cambia strada il Signore rispetto agli inizi: non realizza più la sua alleanza con noi dandoci un regolamento, delle indicazioni chiare e precise per stare a patti con lui ma esterne a noi. Egli percorre la strada della fiducia piena e si affida alla nostra libertà, alla nostra coscienza, al nostro discernimento per vivere in amicizia con noi. A Dio non basta un popolo obbediente: egli desidera un popolo che viva in comunione con lui e così scommette tutto se stesso, mettendosi nelle nostre mani, affidando l’alleanza con lui alla nostra capacità di capire, amare, decidere e scegliere.
Ripartire dal cuore.
È questo il luogo dove Dio ci ha raggiunti con il suo perdono e solo da lì tutto ha potuto e può ricominciare ogni giorno. Noi siamo dei perdonati e solo grazie al perdono possiamo provare una nuova esperienza con Dio. Ecco come il Signore agisce perché la sua fiducia possa aprire la strada di un amore fedele. Ci regala il perdono e lo viene a deporre nel nostro intimo come un seme che in modo lento ma irresistibile, si sviluppi, cresca e dia frutti. Il germe di un nuovo rapporto con Dio è già in noi e già sta maturando: non è un seme inaridito ma vivo, che tenacemente si sviluppa e ci fa desiderare e cercare Dio, ci fa andare verso di lui, ci fa vivere la sua Parola.
Ripartire dal cuore.
È da lì che si manifesta la gloria del Signore.
È lì che dobbiamo tornare per ritrovare noi stessi e il suo volto.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea