La vita cristiana è complessa, esposta al male e al bene, tentata dal Divisore e allo stesso tempo attirata dalle energie dello Spirito Santo. Immersi in questo contesto siamo chiamati a compiere le decisioni quotidiane e quelle che impegnano la vita, imparando a scegliere un’azione piuttosto che un’altra, a distinguere tra le suggestioni e la voce dello Spirito che ci suggerisce la pronta e vigile capacità di «valutare ciò che è meglio» (Fil 1,10). Il discernimento consiste in questo esercizio. Non va considerato alla stregua di una tecnica o di una «ricetta» predefinita ma è la grazia di una conoscenza affinata e critica, proveniente da una luce interiore, ispirata e sostenuta dalla Parola di Dio, un’esperienza da vivere ma anzitutto un dono da chiedere, custodire e affinare costantemente.
Il luogo in cui avviene, seppure accompagnati da qualcuno, è la propria coscienza: nessuno può fare discernimento al posto nostro. Si tratta di mettersi in tutta verità di fronte a noi stessi e di fronte a Dio, ascoltando la sua Parola e la sapienza della Chiesa che nel tempo l’ha approfondita e vissuta.
Seppur personale, non è mai un’operazione individuale: per maturare uno sguardo di fede sulla realtà e aggiungere luce alla propria coscienza è necessario confrontarsi con la Chiesa di cui può essere espressione una guida spirituale o un adulto nella fede.
Il discernimento spirituale può essere vissuto anche da una comunità, quale la Chiesa, una diocesi, una parrocchia, un gruppo, una coppia di sposi. Una volta invocato lo Spirito e fatta luce sul bene da perseguire sarà responsabilità di tutti perseguirla. Un particolare discernimento poi è quello vocazionale: le scelte grandi della vita chiedono di essere compiute con saggezza, ma soprattutto insieme al Signore che ci conosce meglio anche di noi stessi.
Non c’è alcuna garanzia che il discernimento fatto sia con certezza in sintonia con la volontà di Dio, se non l’onestà della propria coscienza chiamata ad essere sempre aperta a lui. Moralmente, tuttavia, l’uomo agisce bene quando fa ciò che in una data situazione riconosce come bene e agisce male quando va contro le giustificate esigenze della situazione, così come la vede il Signore.