«Se tu sei» (Lc 4)
Ci sono dubbi che è bene coltivare e altri che è opportuno lasciare andare, dubbi che permettono di arrivare a una verità più grande e altri che chiudono l’accesso ad essa, come pure lo slancio e la fiducia nel bene. Pensare, interrogarsi e approfondire sono risorse a nostra disposizione e l’intelletto è uno dei doni con cui lo Spirito del Signore ci aiuta ad entrare dentro alle cose, alle riflessioni, alle intuizioni, al groviglio dei pensieri, delle emozioni, dei desideri. Il pensare che parte dai preconcetti, da schemi vecchi che non lasciano agli altri e a Dio di stupirci, di aprirci su un di più di vita, di bellezza, di bene da fare insieme apre la strada, invece, alla divisione, alla rottura interiore, alla dispersione. Com’è importante invocare lo Spirito sui propri pensieri, su propri giudizi, sui propri dubbi: chiedergli di aiutarci a distinguere la sana inquietudine dalle congetture, dal mettere alla prova, dalle supposizioni maliziose; chiedergli di aiutarci a leggere i fatti, i gesti, le parole con occhi puliti.
Anche Gesù oggi viene messo a contatto con il dubbio. È un dubbio malsano ma che lui sa prendere dal verso giusto e far diventare occasione per entrare più profondamente dentro alla verità. Il diavolo, parola che significa anche “divisore”, si avvicina a Gesù cercando di insinuare in lui il dubbio sulla propria dignità e sulla fedeltà del Padre. «Se tu sei» gli ripete per tre volte, desideroso di insinuarsi nel suo cuore, provocandolo di volta in volta su aspetti importanti: il suo essere Figlio di Dio, il suo essere pienamente libero, il suo fidarsi del Padre. Ma Gesù, di volta in volta, risponde rimanendo fermo, stabile sulle proprie certezze, rinnovandole con la Parola di Dio, alla quale ogni volta fa riferimento e dalla quale ogni volta attinge la risposta. È tremendo il divisore: si avvicina a Gesù mentre lo reputa più fragile, nella debolezza del digiuno e della preghiera, cercando di spaccarlo dentro e di farlo cadere dalla sua parte. Non ha alcuna intenzione di bene: non sta cercando un di più di verità. Vuole soltanto che il Figlio di Dio si metta a suo servizio: lo vuole usare a proprio vantaggio. Lo vuole dipendente da lui.
Che cosa permette a Gesù di non cedere alla forza suadente del dubbio malizioso e cattivo del Divisore? Nel cuore di Gesù non abita alcun dubbio sul Padre ma solo la certezza di essere il suo Figlio, l’Amato. Ricordiamo le parole riportate pochi versetti prima di questa pagina, le parole da lui ascoltate nell’esperienza fondamentale del suo camminare tra noi, il battesimo. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22). Nessun dubbio sulla bocca del Padre, nessuna incertezza, neppure nel vederlo umile uomo accanto a tanti peccatori. Egli è l’Amato e niente può scalfire questa sicurezza. In questa certezza è radicata la pace di Gesù, la sua gioia, la sua fortezza nell’affrontare il deserto, la provocazione, la tentazione. La certezza di essere amato fa di lui una persona libera, totalmente a servizio del Regno, capace di amare e di servire i fratelli.
Forti della stessa certezza di Gesù anche noi possiamo vivere e affrontare il quotidiano, con le sue gioie e le sue insidie, quelle che a volte feriscono più violentemente perché arrivano da chi ci conosce bene. Grati di questa verità ereditata nel battesimo possiamo affrontare il divisore che da dentro ai nostri pensieri, i nostri sentimenti e le vicende quotidiane non smette di insinuare dubbi, carichi di malizia, su di noi, sugli altri e su Dio. Siamo, sì, siamo i figli amati, di cui il Padre si compiace.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea